La strana storia di Remi vittima delle finte adozioni


Articolo di MARGHERITA D'AMICO
Fonte : http://inchieste.repubblica.it

 
ROMA - "All'inizio dell'autunno 2012 con mia figlia vediamo un cagnolino tenuto alla catena corta in un androne, nel centro storico di Sassari. Ci avviciniamo e notiamo che è escoriato, piagato, costretto com'è su un angolo di cemento", racconta Maria Antonietta, "lo accarezziamo e lui risponde giocosamente, è molto affettuoso e si capisce che desidera attenzioni".  A quel punto le donne scorgono un uomo seduto sui gradini della chiesa accanto. "È suo?", gli chiedono. "È di mia figlia", risponde lui, "ma ora ha preso un gatto e non lo vuole più".

Viene fuori che la giovinetta in questione è minorenne, eppure il veterinario le ha intestato libretto e microchip. Dal portone esce una straniera in abiti succinti che suggerisce la presenza di un bordello, di cui forse l'uomo è il tenutario. Passando, per insofferenza assesta un calcio a Remi, così si chiama il cane. A maggior ragione le donne cercano di convincere il loro interlocutore a cedere l'animale, ma non c'è niente da fare. Così, rincasate, chiamano una guardia zoofila amica che promette di recarsi sul posto l'indomani. Remi però non c'è più.

Maria Antonietta e la figlia non si danno pace, per oltre un mese cercano di capire cosa gli sia accaduto. Finalmente scoprono che attraverso complicati passaggi il meticcio è stato rilevato dalla Asl e portato nel canile municipale Qua la zampa. "Ci siamo precipitate e l'abbiamo visto chiuso in una gabbietta, ci ha fatto le feste. Facciamo subito domanda di adozione ma l'impiegata è titubante. Chiama qualcuno al telefono e poi : 'mi dispiace, è già in lista di adozione'. 'A Sassari?' chiediamo noi. 'Non posso dirvelo'."

È il 3 dicembre e Maria Antonietta ribadisce la disponibilità a prendersi in carico Remi inviando raccomandate al sindaco, all'assessorato alle Politiche Ambientali, al veterinario responsabile presso la Asl.  "Mi risponde l'assessore al Verde, Monica Spanedda. 'Desolata, se fosse venuta prima gliel'avremmo dato. Abbiamo stipulato una convenzione con la proTier e. v. e adesso va in Germania" ricorda Maria Antonietta.  In effetti, il Comune ha siglato un accordo con tale associazione straniera, avallando l'espatrio di un certo numero di animali ogni mese. "La pregai allora di segnalare alla proTier la presenza di adottanti a Sassari, che avrebbero risparmiato al cane un lungo viaggio e conseguenti stress. Mi sono sentita dire:  'No, i tedeschi l'hanno richiesto e sono precisi. Mi salterebbero le altre adozioni'". Maria Antonietta non si dà per vinta, e pretende una risposta scritta con motivazioni chiare e approfondite. La lettera arriva pochi giorni dopo, a firma della dottoressa Cannas che è il funzionario preposto. Si sostiene che il cane non può esserle assegnato perché di salute precaria e bisognoso di cure. Anche comportamentali, si precisa, perché si è dimostrato mordace.

Incredula, Maria Antonietta scopre che Remi è stato spedito in Germania il 9 dicembre, ma già un mese prima - il 9 novembre - la sua foto è stata pubblicata sul sito della proTier dov'è proposto in vendita a 275 euro, abituale dazio giustificato come rimborso spese. Non è quindi partito verso uno specifico adottante ma, come spesso capita, per essere sistemato in un canile di stallo all'estero. Scoppia un piccolo caso, la stampa locale mette in luce i sospetti che accompagnano queste iniziative. Basta il web a dimostrare che altri cani sono stati trasferiti ben prima di avere l'adesione di una famiglia. Vedi il caso di Lola, minuta  femmina di tre: anche lei viene da Sassari e online costa 355 euro.

Una delle principali difficoltà nel ritrovare i randagi trasferiti all'estero, al pari di quelli spostati da una regione all'altra, sta nel poterli riconoscere. Quale valore hanno le foto - spesso palesemente ritoccate - inviate da Svizzera o Germania a qualche amministratore che non ha mai messo piede in canile? Cani nel prato o sul divano, ben di rado adottanti a volto scoperto. D'accordo la privacy, ma perché la famiglia non dovrebbe mostrarsi orgogliosamente? "Piccola taglia", "bianco e nero" sono caratteristiche comuni a migliaia di animali; i microchip si possono sempre reimpiantare. Gli animali sono quindi identificabili solo da chi ne abbia avuto esperienza diretta. I volontari che se ne sono presi cura, per esempio, o il cittadino che vorrebbe adottare, cui si preferisce chissà perché la famiglia straniera.

"La proTier mi ha contattata privatamente, via Facebook", dice ancora  Maria Antonietta "Mi hanno inviato alcune foto di Remi. Nelle prime, era in braccio alla stessa signora grassa che ogni mese si reca al canile comunale a scegliere gli animali. In seguito, hanno mandato un'immagine con un'altra persona. Poi più nulla. Il cane su un cuscino a mio parere non dimostra molto, né spiega perché non abbiamo potuto adottarlo noi".

Nel maggio 2013, tuttavia, è proprio Monica Spanedda ad annunciare la sospensione dell'accordo con la proTier. "Non abbiamo nulla da recriminare, hanno agito per il meglio e i nostri volontari si sono recati a controllare i quarantotto cani già partiti per la Germania, trovandoli in buona salute," dichiara l'assessore. "Tuttavia, abbiamo sentito parlare del sospetto di un traffico internazionale di randagi, forse appoggiato dalla malavita. Per essere tranquilli, preferiamo dunque attendere che gli inquirenti traggano le loro conclusioni".

Commenti

  1. che strana ed oscura storia... ma chi vuole assumersi tanta fatica e spendre tanto denaro per un randagio? Non si può non pensare che altri siano gli interessi verso questi cani, piuttosto che la volontà di una adozione internazionale. Speriamo venga fatta un po' di luce

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  2. che strana ed oscura storia... ma chi vuole assumersi tanta fatica e spendre tanto denaro per un randagio? Non si può non pensare che altri siano gli interessi verso questi cani, piuttosto che la volontà di una adozione internazionale. Speriamo venga fatta un po' di luce

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