Per dimensioni e giro d’affari, è la quarta forma di crimine al
mondo, piazzandosi subito dopo droga, beni contraffatti e traffico
esseri umani. E’ il traffico di natura: un giro d’affari da 23 miliardi
di dollari l’anno ‘fatturati’ solo dal prelievo e dal commercio illegali
di specie selvatiche, a cui si aggiunge la pesca illegale che vale tra
gli 11 e i 30 miliardi di dollari l’anno e il taglio illegale di foreste
(12-28 miliardi di dollari l’anno). Calcolando anche l’estrazione di
risorse minerarie e il commercio e scarico di rifiuti tossici, il
saccheggio illegale di natura nel suo complesso vale 213 miliardi di
dollari l’anno.
Tra bracconaggio e commercio illegale, il traffico di natura minaccia
ben 7mila specie nel mondo. Elefanti, trichechi e persino ippopotami,
cacciati per i loro denti, vengono decimati per ricavarne avorio. Un
business globale che si avvale di reti criminali organizzate e che in
parallelo svolgono altre attività, dalle armi alla droga. E poi, ci sono
le connessioni tra crimini di natura e gruppi armati finanziati dal
traffico illegale di specie, da Boko Haram in Nigeria ai
narcotrafficanti in Sudamerica.
Qualche dato: ogni giorno vengono uccisi 55 elefanti (20mila ogni
anno); il corno dei rinoceronti viene venduto sul mercato nero al prezzo
stratosferico di 66.000 dollari al chilo, più di oro e platino; dei
pangolini si commerciano carne, scaglie e pelle con il risultato che in
10 anni ne sono stati uccisi 1 milione di esemplari tra Africa e Asia,
mentre in Cina la specie è quasi estinta. Decimate le tigri, oggi ne
restano appena 3.890 in tutta l’Asia: un chilo delle loro ossa, sul
mercato ‘nero’ asiatico può essere venduto anche a 3.000 dollari. E’ la
fotografia scattata dal Wwf nel report “Bracconaggio Connection”.
Un mercato nero che viaggia anche sul web: aumentati del 70% i
prodotti di fauna selvatica venduti illegalmente su internet. Alti
profitti e bassi rischi in questo mercato sono nell’occhio degli
investigatori: il commercio criminale di wildlife rientra, secondo le
analisi delle Nazioni Unite, nella ‘threat finance’ che mina la
sicurezza nazionale e finanziaria mondiale. Il paradosso è che i Paesi
ricchi di natura diventano sempre più poveri, svuotati costantemente dei
loro beni. In Sud Africa il bracconaggio al rinoceronte è aumentato in
10 anni del 9.000%, e nel 2016, nel solo Parco del Kruger, sono entrati
7.500 bracconieri.
Ma il fenomeno colpisce anche l’Italia dove ad essere minacciati sono
in particolare specie migratrici, lupi e orsi. Quattro le aree calde
identificate dal Wwf: le valli bresciane e bergamasche, vera e propria
trappola per piccoli uccelli e rapaci; il Delta del Po, dove ad essere
minacciati sono uccelli acquatici e specie di acqua dolce; il ‘triangolo
della morte’ per il lupo tra Toscana, Marche e Romagna; i monti della
Sicilia, qui ad essere a rischio sono rapaci rarissimi come l’aquila di
Bonelli, il falco lanario e il capovaccaio, i cui piccoli o uova vengono
venduti sul mercato nero (soprattutto arabo) per diverse migliaia di
euro.
La richiesta del Wwf è quella di riformare il sistema sanzionatorio
penale e introdurre il ‘delitto di uccisione di specie protetta’.
Per l’Italia, il Wwf ha anche tracciato la ‘geografia’ dell’arsenale
del bracconiere, molto variegato al di là dei fucili che abbattono ogni
anno migliaia di uccelli migratori nello Stretto di Messina e nelle
piccole isole: nelle valli bresciane e bergamasche si usano i roccoli
(reti fisse alte fino a 5 metri e lunghe fino a 400, frammiste a
vegetazione, che catturano centinaia di uccelli) e le reti da
uccellagione ricoperte di vischio o altre colle che imprigionano ogni
anno milioni di uccelli.
Nelle valli bresciane e bergamasche e nelle piccole isole si usano
gli archetti (rami piegati che catturano piccoli uccelli fratturandone
le zampe); in Sardegna, lacci di nylon e crini di cavallo per catturare
piccoli uccelli di piccola taglia e il cosiddetto ‘tubo-fucile’ per
cervi e cinghiali (che nascosto tra rami e caricato a bossoli, spara
automaticamente al passaggio della preda). E poi veleni, richiami
acustici elettromagnetici, richiami vivi, tagliole e lacci.
Contro il bracconaggio è possibile sostenere la battaglia del Wwf
aderendo alla campagna “SOS Animali in trappola”: i fondi raccolti
serviranno a finanziare la difesa attiva sul territorio dando più
strumenti alle Guardie volontarie Wwf e ai ranger in Asia, e a
incrementare i campi antibracconaggio.
(Articolo pubblicato a questo link: http://siciliainformazioni.com/redazione/819070/animali-traffico-di-natura-quarto-crimine-al-mondo-minaccia-7mila-specie)
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