Animali selvatici abbattuti, Durnwalder condannato a pagare oltre 500 mila euro



L’ex presidente della Provincia di Bolzano e un dirigente riconosciuti colpevoli di aver emanato circa 100 decreti senza motivo. La reazione: «Sentenza politica, ricorrerò alla Corte europa dei diritti dell’uomo»

I giudici hanno contato gli animali abbattuti: 2.655. Volpi, merli, cornacchie, cormorani, tassi, marmotte, faine e stambecchi. E calcolato il danno provocato allo Stato (a cui appartiene il patrimonio della fauna selvatica protetta) dai quasi cento decreti in 4 anni (dal 2010 al 2014) emanati dalla Provincia autonoma di Bolzano. Conto finale: un milione 136 mila e 250 euro. Che adesso dovranno risarcire l’ex presidente della Provincia, Luis Durnwalder (ma in qualità di assessore alle Foreste) ed Heinrich Erhard, direttore dell’Ufficio caccia e pesca.

La sentenza
La Corte dei Conti d’Appello ha infatti ribaltato la sentenza di primo grado del 2016, stabilendo che «l’abbattimento degli animali veniva sistematicamente disposto senza che ne ricorressero i presupposti». I giudici nel provvedimento depositato il 18 giugno sostengono che ci fu un «palese abuso dello strumento straordinario dei prelievi... surrettiziamente adoperato in sprezzante violazione dei limiti di legge». E anche di «colpa grave» sia di Durnwalder che del dirigente che rilasciava i pareri sui decreti contestati.

La difesa
Durnwalder, 76 anni, alla guida della Provincia di Bolzano per quindici anni dal 1989 al 2014, reagisce alla condanna: «È una sentenza politica, ingiusta e inaccettabile». E spiega: «La caccia è di competenza della Provincia, questo vuol dire che dobbiamo avere il diritto di stabilire quando un animale crea danni alle colture agrarie o ai boschi. Noi abbiamo autorizzato l’abbattimento di cervi che facevano danni, di tassi che causavano problemi alle aziende agricole, di marmotte che se non intervenivamo avrebbero distrutto le malghe. In questo caso avremmo dovuto pagare noi i danni a contadini e allevatori, con i soldi pubblici». Per questo annuncia ricorso «in Cassazione, ed eventualmente alla Corte europea dei diritti dell’uomo».

Il calcolo
Tesi difensive che non hanno convinto i giudici che hanno accolto il calcolo fatto dalla Procura del danno provocato, basato sul «valore tassidermico», ovvero dell’animale imbalsamato, «diminuito del 40% imputabile al costo della manodopera». Ecco dunque che la cifra lievita oltre il milione di euro, esattamente 568.125 euro per ciascuno dei due ritenuti colpevoli. I quali dovranno anche risarcire 6.192,23 euro a testa, questa volta non allo Stato ma alla stessa Provincia di Bolzano per il danno erariale prodotto dalla «innumerevoli pronunce negative del Tribunale amministrativo» che hanno bloccato i tanti decreti «pervicacemente autorizzati».

Gli animalisti
Soddisfazione è stata espressa sia dalla Lav (Lega anti vivisezione) che dalla Lac (Lega per l’abolizione della caccia), associazioni che si sono costituite in giudizio. «Auspichiamo — hanno commentato dalla Lav — che questa storica condanna rappresenti un preciso monito agli attuali amministratori della stessa Provincia di Bolzano e della vicina Provincia di Trento, a non approvare le proposte di legge per l’uccisione di lupi e orsi, specie protette a livello nazionale ed europeo».


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