Randagismo: lo scenario ad Aversa - L'ultima denuncia nella città normanna risale al 2007. Sul territorio ci sono appena 10 cani per kmq.


"Il grado di civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali". E’ questa una della più celebri citazioni di Gandhi. L’attualità di queste parole è disarmante. I tristi episodi accaduti in Sicilia nelle ultime settimane hanno scatenato, purtroppo, una guerra ai cani randagi.

IL QUADRO NAZIONALE - Un po’ in tutto il meridione si registrano episodi di intolleranza contro gli amici a quattro zampe e contro chi da anni, lottando contro l’inefficienza delle istituzioni, si impegna quotidianamente per far si che i cani, costretti a vivere in strada, abbiano un’esistenza dignitosa. Poche le voci fuori dal coro, che invece di puntare l’indice contro l’ultimo di turno (in questo caso i cani), hanno, chiaramente, messo sotto accusa le istituzioni che non hanno fatto nulla per ridurre il numero di randagi. Troppo facile fare scaricabarile e far passare, con la complicità dei media, che sia in atto un’emergenza la cui unica via d’uscita sia l’abbattimento dei cani. Il meridione sconta decenni di indifferenza nelle politiche di contrasto al randagismo. Sono ancora troppo pochi i comuni che mettono in atto i piani di sterilizzazione e di reimmissione sul territorio. Sono ancora troppi i cuccioli che nascono e, purtroppo, muoiono per strada nell’indifferenza dell’uomo. Il meridione, ancora, sconta l’assenza di strutture in grado di far vivere una vita dignitosa, per quanto dignitosa possa essere la vita dentro una gabbia, ai cani. Si sente parlare, sempre più spesso, di canili-parco, rifugi. Qui nelle nostre zone, invece, quando va bene sentiamo parlare di “canili-lager”, dove vengono ammassate, in spazi angusti, centinaia di povere bestiole. Quando va male, di contro, non si conosce per nulla il destino dei quadrupedi. Non sono poche le storie di cani entrati in canile e mai morti, non perché adottati o altro, ma semplicemente perché i proprietari di strutture private, approfittando di veterinari compiacenti, non dichiaravano i decessi, continuando così ad arraffare i soldi pubblici.

IL VERO MOSTRO
- L’uomo, è chiaro, ha una responsabilità immane in questa situazione. Il numero dei randagi, infatti, viene ogni anno incrementato da chi, senza alcun rispetto per la vita, abbandona il proprio animale. Con l’inasprimento delle sanzioni previste nel codice penale, il fenomeno ha subito un calo, ma non una drastica riduzione. La Lav stima che ogni anno sono 135.000 gli animali abbandonati in Italia di cui 45 mila cani, 90 mila gatti. Il Ministero della Salute ha pubblicato i dati ufficiali della stima di randagi presenti sul territorio italiano. La maglia nera va alla Puglia, seguita a ruota da Campania e Sicilia. Le regioni più virtuose sono tutte al nord, in alcune di esse addirittura la stima di cani randagi in strada è pari a zero. Le cifre, facilmente reperibili in rete, non possono non far suscitare un moto d’indignazione e alcune domande: che fine hanno fatto i soldi che ogni anno vengono stanziati per affrontare il problema del randagismo? Perché tutti quegli amministratori, quei politici, quei sanitari che non hanno fatto applicare la legge, appoggiandosi unicamente al lavoro dei volontari, non vengono rimossi? Perché non viene nominato un commissario ad Acta, come accade per altri settori? Perché di colpo i riferimenti normativi, (legge quadro 281/1991 e legge regionale 16/2001) che prevedono che in assenza “di condizioni di pericolosità per uomini, animali e cose, si riconosce al cane il diritto di essere animale libero”, non sono più validi? Perché ora, con la psicosi creatasi, si grida al randagio come un tempo si gridava alla strega?

I DATI, LE DENUNCE
– 0. Zero, si non ci si sbaglia, è esattamente il numero di denunce presentate, dall’inizio del 2009, presso i carabinieri di Aversa, relativamente ad aggressioni subite da cani randagi e padronali da parte di cittadini. Il dato delle denunce fa il paio con quello registrato presso l’Unità di prevenzione collettiva dell’Asl Caserta 2, dove vengono trasmessi, obbligatoriamente, i referti medici delle persone che si recano al pronto soccorso dell’ospedale Moscati, dichiarando di aver ricevuto un morso. Dall’inizio dell’anno sono soltanto due i casi registrati. Uno a Gricignano e l’altro a Qualiano. L’ultima profilassi per rabbia, riguardante residenti del comune di Aversa, risale addirittura al 2007.

AVERSA, I NUMERI E IL TECNICO
- Ma passiamo ora ad analizzare il dato, relativo all’ultimo anno, del territorio del comune di Aversa. Un comune che non si può certo definire né a misura d’uomo né a misura d’animale. Dal comando di Polizia Municipale fanno sapere che, in ottemperanza dell’ordinanza sindacale nr. 119 del 28/07/08, sul territorio comunale si stimano circa 200 cani, di questi oltre 170 sono stati sterilizzati e iscritti all’anagrafe canina. Ammonta a 130 (media per periodo) il numero di amici a quattro zampe portati presso la struttura convenzionata. A far diminuire il numero di cani in strada c’è il dato di adozioni da parte dei privati. I volontari, infatti, hanno fatto adottare ben 102 quadrupedi, che in percentuale significa il 60%. “Da disamina dei dati – si legge nella relazione dei caschi bianchi- si evince che, mediamente, sono presenti sul territorio all’incirca 90 animali che spesso sono stanziali in aree periferiche, ancorché in quelle centrali. A tale situazione va ad aggiungersi quella determinata dalla posizione del nostro territorio urbano che, come ben noto, trovasi al centro di una moltitudine di comuni confinanti spesso conurbati con determinate aree cittadine che, tra gli altri problemi, ci riversano anche quello relativo al randagismo”. Il dato viene accolto con favore dal comandante dei caschi bianchi, Stefano Guarino, che spiega: “Il comune di Aversa ha un’estensione territoriale di 9 km², per cui la presenza di circa 10 cani per chilometro quadrato può essere considerato un dato positivo, soprattutto in rapporto ai dati nazionali e regionali. Affrontando questo problema, però, non si può non chiamare in causa la scarsa cultura in materia di mantenimento dei cani. L’anagrafe canina, valido deterrente contro gli abbandoni, è ancora troppo poco diffusa. Avevo pensato, come già fatto a Bacoli con ottimi risultati, di far effettuare, grazie ad un camper la microcippatura in strada, ma il servizio sanitario non ha il mezzo”.

IL POLITICO
- “La soluzione al randagismo – afferma il consigliere delegato Alfonso Oliva – non è certamente rappresentata dall’accalappiamento e dalla reclusione in canili, che molto spesso si rivelano essere dei lager. Ormai ad Aversa i randagi possono essere definiti tutti cani di quartiere. Sterilizzati e accuditi da volontari”. Purtroppo però non è tutto rose e fiori: “Il lavoro che portiamo avanti viene molto spesso vanificato. Alcuni comuni limitrofi non mettono in atto i piani di sterilizzazione, né, tantomeno hanno stipulato convenzioni con strutture private. Mancanze che provocano un’alta mobilità di cani fertili che, vista la collocazione di Aversa, giungono sul nostro territorio”. “Il nostro comune, spero ancora per poco, ha una convenzione con una struttura privata, dove vengono portati i cani morsicatori. Il costo per le casse del comune è notevole, per questo mi sto impegnando, affinchè si realizzi un canile comunale. Il terreno è già stato individuato e stiamo studiando, insieme alle associazioni, la soluzione migliore per la gestione”. Oliva si è fatto promotore anche della realizzazione di una nuova area per la sgambatura dei cani padronali e ha annunciato: “Realizzerò un filmato con tutti i cani presenti nel canile, chissà che qualcuno non riesca a trovare una casa”. Adesso, si spera che l’amministrazione comunale di Aversa passi dalle parole ai fatti.

In attesa che le istituzioni assolvano in pieno ai propri compiti, ognuno può fare la propria parte compiendo un semplice gesto quotidiano, come riempire una ciotola d’acqua, aprire una scatoletta o scendere i propri avanzi. I nostri amici a quattro zampe ne sarebbero felici e si eviterebbero situazioni di degrado, come quelle accadute in Sicilia.

(Fonte: www.interno18.it)

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