Il business dei "cani killer" rifugi abusivi per i Comuni


Multato un centro di Trabia privo di autorizzazioni ma convenzionato con il pubblicoCatania paga duecento euro a esemplare per sbarazzarsi di un branco.

Canili abusivi convenzionati coi Comuni, cani killer che vengono sballottati da un lato all´altro della Sicilia in nome dell´emergenza. Non c´è pace per i randagi siciliani: nelle ultime settimane sono numerosi i casi di avvelenamento segnalati alle autorità e in aumento sono anche le aggressioni denunciate. Mentre fioccano i controlli sulle strutture. La Ausl palermitana, in particolare, tenta di fare luce sul giro di strutture abusive che prendono contributi dai Comuni. «Non possiamo stabilire quante sono - dice Paolo Giambruno, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinaria dell´Ausl 6 - ma stiamo lavorando per porre fine a questa storia. Com´è possibile che i Comuni paghino degli abusivi che non hanno alcuna autorizzazione per tenere i randagi? Normale diligenza vuole che si facciano prima dei controlli».

Nell´ambito di queste ricerche mercoledì è stato ispezionato il canile dell´associazione Agada a Trabia: gli agenti dell´azienda sanitaria hanno trovato una struttura totalmente abusiva, senza autorizzazioni, senza certificato di abitabilità e senza un sistema di scarico. Nonostante questo, il canile ha una convenzione con l´Unione dei Comuni del golfo (Trabia e Altavilla) da cui riceve ogni mese 1.500 euro più le cure veterinarie e le medicine. Ma non solo: fra i circa 50 cani che si trovavano lì ce ne sono nove provenienti da una banda di "morsicatori" presi a Catania dopo alcune segnalazioni di aggressione e per i quali il comune etneo ha pagato 200 euro a testa.

L´Ausl 6 ha comminato alcune sanzioni, ma adesso toccherà ai magistrati capire come sia possibile che un Comune paghi un abusivo perché si occupi di risolvere il problema dei randagi. Da parte sua il Comune di Trabia dichiara di avere chiesto proprio all´Ausl 6 di aiutare la struttura a mettersi in regola e il vicepresidente dell´associazione, Rosario Genovese, cade dalle nuvole e lancia nuove accuse: «I soldi che mi danno - dice Genovese - non bastano neanche a mantenere i cani, campiamo grazie alle donazioni. Perché non se la prendono con quei canili che acchiappano e liberano i cani decine di volte solo per prendere nuovi contributi ogni volta?».

Alcuni cani dell´associazione Agada stanno lì da anni, molti altri invece vengono dati in affidamento e così è stato anche per quattro randagi, fra cui un "morsicatore", provenienti dalla banda di Catania e affidato ad una signora di Alcamo. Altri però non sono così fortunati: ieri in via Basile sono stati trovati morti per strada due meticci di pastore tedesco poco più che cuccioli che si aggiungono alle segnalazioni che arrivano da tutta la Sicilia riguardo ad avvelenamenti di randagi, soprattutto nel Ragusano, dove un branco ha ucciso qualche settimana fa il piccolo Giuseppe e aggredito una turista tedesca che proprio ieri è tornata a casa ringraziando i medici che l´hanno curata. «Anche nei confronti dei cani di proprietà - dice Massimo Di Martino, coordinatore regionale della Società di scienze comportamentali applicate - abbiamo registrato una certa insofferenza da parte della popolazione, come ci raccontano molti proprietari». Una soluzione concreta era stata prospettata: «Avevamo chiesto tre milioni e mezzo di euro - dice Paolo Ingrassia, segretario provinciale del Sindacato veterinari di medicina pubblica - per la realizzazione di un canile consortile fra Comuni da realizzare in un vasto parco, già individuato fra i beni confiscati alla mafia, ma sono arrivati solo 80 mila euro. Abbiamo proposto anche di destinare tutte le somme ricavate dalle multe alla costruzione del canile. Con un percorso ragionato si può arrivare ad una soluzione, ma così no, e siamo sempre in emergenza».

Intanto all´Ars i deputati hanno votato all´unanimità l´ordine del giorno presentato da Pino Apprendi del Pd, che chiedeva di «fare luce sui trasferimenti statali, ottenere una rendicontazione degli impegni assunti e verificare se siano stati raggiunti gli obiettivi per prevenire il randagismo in Sicilia».

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