Corte di Cassazione: fissato il principio del danno morale per la morte del cane.

Tutto nasce da una romantica storia d’amore tra Caterina B., una signora di Siena, e il suo cucciolo yorkshire, il suo migliore amico, l’individuo con cui trascorreva la maggior parte della giornata. La storia si interrompe nel ’97, quando lo yorkshire viene aggredito da un pastore tedesco e viene ucciso, e Caterina cade in depressione. La signora si rivolge al giudice di pace, chiedendo un risarcimento per danni morali alla padrona del cane aggressore, e lo ottiene.

Il magistrato dispone che la morte dell’animale ha provocato alla signora “un danno alla sua personalità: la riduzione della capacità e della qualità di vita, tanto da essersi dovuta sottoporre a terapia psicologica”. La signora Francesca F., la proprietaria del pastore tedesco, è stata così condannata al risarcimento dei danni morali per la somma di un milione in mezzo. Il ricorso in Cassazione, tentato da Francesca, non è valso l’annullamento della sentenza: al contrario, la suprema corte ha confermato il 14 agosto scorso, con la sentenza 10679, il giudizio a favore del risarcimento danni, riaffermando quello che sembra essere un principio importante.

Commenti