WWF. Guardie e ladri di natura: cronache dal territorio di chi difende i beni comuni.


 

Nel nuovo dossier WWF i racconti delle guardie volontarie WWF che in 15 regioni italiane combattono l’illegalità e difendono in prima persona natura e territorio Leggi i racconti e scopri come diventare una Guardia WWF su wwf.it/vigilanza.Foto e videogallery scaricabili su http://upload.wwf.it/earth/File/archivio%20video/GUARDIEWWF/
Alcune cifre: 300 guardie WWF in 50 nuclei; 55mila le ore di servizio ogni anno (145 al giorno complessive); in Italia 1 reato ambientale ogni 43 minuti In Italia c’è chi è ‘ladro… di Natura’ e chi invece, come le Guardie volontarie del WWF, sceglie per vocazione, passione e senso civico di difendere in prima persona la natura e il territorio italiano contribuendo così a custodire il Bene Comune Natura e a presidiare il nostro Paese contro i numerosi (uno ogni 43 minuti, secondo i dati 2010 del Ministero dell’Ambiente) e variegati reati ambientali (bracconaggio, pesca di frodo, discariche e cave illegali, incendi, inquinamento, abusivismo edilizio, maltrattamento e abbandono di animali ecc.). E’ questa ‘l’Altra Italia’, quella del volontariato e dell’impegno civile in una terra maltrattata, raccontata dalla viva voce degli attivisti WWF sul campo nel nuovo dossier presentato oggi “Guardie …& Ladri di Natura – Viaggio nell’Altra Italia che difende i Beni Comuni”. E se in una recente ricerca il 56% degli italiani ha dichiarato che ogni cittadino dovrebbe fare concretamente di più per l’ambiente, a prescindere dalle politiche di Stati e Governi (fonte SWG), le 300 guardie WWF rappresentano un vero e proprio ‘esercito’ volontario – rigorosamente disarmato ma con il titolo a tutti gli effetti di Pubblico Ufficiale – di cui tutti possono diventare parte dopo un’apposita selezione e formazione (requisiti e contatti su www.wwf.it/vigilanza***): 50 nuclei per 15 regioni, dal Piemonte alla Sicilia, che da 25 anni prestano il proprio impegno per complessivamente 55mila ore di servizio l’anno (145 al giorno complessive), collaborando fianco a fianco con le forze dell’ordine e contribuendo concretamente alle battaglie quotidiane che hanno segnato negli anni la storia del nostro territorio. Dal vissuto quotidiano delle guardie WWF emerge un grande obiettivo comune: difendere la natura e la legalità ambientale, combattendo e prevenendo un malaffare fatto di oltre mille reati in materia di bracconaggio, inclusi quelli di pesca abusiva; oltre 700 persone denunciate, nel solo 2011 (secondo i dati del Corpo Forestale dello Stato); 16 morti e 48 feriti nella sola stagione venatoria 2012-2013 (dati Associazione Vittime della Caccia). Per comprendere la portata del fenomeno basti pensare che l’Italia, con poco più di 700mila cacciatori, è il primo Paese esportatore al mondo di armi sportive, commerciali e munizioni. “Le guardie WWF sono una squadra di ‘guardiani del territorio’ che dedicano la loro passione e il loro impegno alla tutela della natura e alla lotta contro l’illegalità ambientale, rappresentando l’attivismo ambientalista più coraggioso e attento”, ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia – “Ma sono anche cittadini ‘comuni’, che hanno deciso di impegnarsi in prima persona per proteggere un patrimonio che è di tutti, contribuendo concretamente alle battaglie e alle vittorie che ogni giorno fanno la storia del nostro territorio. Il dossier “Guardie/ladri di natura” è quindi l’occasione per invitare i cittadini a riscoprire il proprio impegno civile diventando una guardia WWF o sostenendo l’azione dell’Associazione, anche diventandone soci.” “Ed è anche l’occasione per ringraziare le Guardie volontarie per il loro prezioso impegno in difesa di natura, ambiente, legalità” aggiunge Patrizia Fantilli, Direttore ufficio legale-legislativo del WWF Italia. DAL TURISMO ‘VENATORIO’ ALLA CACCIA CON L’I-PHONE: LA MAPPA DEI CASI PIU’ ECLATANTI. Dalle testimonianze delle Guardie volontarie WWF, raccolte nella seconda parte del dossier, emergono alcuni casi, particolarmente eclatanti e significativi, che fotografano in Italia non solo una vasta gamma di reati ambientali ma anche alcuni interessanti fenomeni di carattere sociologico. Tra questi, il cosiddetto turismo ‘venatorio’ che porta diversi cacciatori padani, estimatori della cosiddetta ‘polenta e osei’, a spostarsi dalle regioni del Nord Italia in Calabria per cacciare illegalmente migliaia di uccelli da mangiare in alberghi e ristoranti complici di questo ‘rituale padano’. Ma nella nostra regione l’anarchia venatoria regna sovrana, se si pensa alle stragi di cinghiali che vengono compiute in assenza di qualsiasi serio controllo, per non parlare dell’uso diffusissimo di registratori per abbattere a piacimento quaglie o tordi, della dannosissima pratica della “posta” alla beccaccia , della caccia notturna, dell’uso di lacci e tagliole, per finire con l’abbattimento di specie protette o con la caccia praticata nelle aree protette, assolutamente carenti dei necessari controlli.A ciò si aggiunga l’uso di reti per la cattura illegale di cardellini e altri piccoli passeriformi (verdoni, verzellini, fringuelli ecc.) che alimenta un florido commercio e la detenzione, altrettanto illegale, di questi uccelli protetti solo sulla carta. Passando dall’altra parte dello Stretto, in Sicilia, troviamo una realtà simile: il racket di uccelli canori (cardellini, verzellini e verdoni), usati come richiami vivi dai bracconieri per attirare le loro prede, che fornisce ‘pietanze illegali’ ai ristoranti del Nord e altri paesi stranieri che, come Malta, importano fauna selvatica illegalmente. Un fenomeno, quello delle ‘prede proibite’ vendute ai ristoranti, che diventa per i cacciatori una vera e propria professione per sbarcare il lunario. Non solo, in Sicilia il commercio illegale di specie ha persino una vetrina all’aria aperta: il mercato rionale di Palermo dove, tra i banchi di Ballarò, si svolge la vendita abusiva di uccelli selvatici con un discreto giro d’affari, dove cardellini e altri piccoli uccelli costano dai 10 ai 1000 euro. Risalendo verso la Puglia, invece, scopriamo che a Brindisi c’è un crocevia di commercio illegale di specie protette provenienti dai Balcani, dalla Romania dal Delta del Danubio e non solo. Proprio grazie alle attività di controllo delle guardie WWF pugliesi è stata fermata una donna con due rare civette delle nevi, poi rivelatasi una delle più grandi trafficanti al mondo di animali esotici. Domina una spietata deregulation in Sardegna visto che nell’Isola, vero e proprio scrigno di biodiversità del Mediterraneo, manca un Piano Regionale Faunistico che regolamenti la caccia; elemento che offre un terreno fertile al cosiddetto ‘nomadismo venatorio’. In Campania l’attività dei ‘vigili col Panda’ è un presidio a 360° di legalità sul territorio che – oltre alle attività di caccia e commercio illegale di fauna selvatica che raggiungono il loro apice durante i campi antibracconaggio di Ischia e Salerno – li ha portati a scoprire anche discariche, traffico e smaltimento illegale di rifiuti. Una piaga, quella dei reati ambientali connessi al ciclo dei rifiuti, comune anche al Lazio, che si aggiunge a quella dei numerosi incendi, scoppiati fino alle porte di Roma, che quest’anno hanno colpito la regione. Salvaguardia delle dune costiere, con tanto di ritorno del Fratino (un piccolo uccello che nidifica sui nostri litorali), e lotta alla pesca illegale e alle relative strutture abusive, sono invece il fiore all’occhiello delle guardie del WWF Abruzzo. Al nucleo di guardie WWF delle Marche va il merito di aver individuato diversi depuratori cittadini non funzionanti e di essere riusciti a contrastare il fenomeno del bracconaggio sfruttando la normativa urbanistica, visto che le strutture usate dai cacciatori per gli appostamenti sono dei veri e propri abusi edilizi. Dall’Emilia Romagna arriva uno dei primi bilanci positivi: il numero dei cacciatori, nella sola provincia di Rimini, è diminuito da 12mila negli anni ’80, ai 4500 degli attuali, anche a seguito delle condanne in tribunale dei bracconieri più incalliti. Una media di quattro sanzioni amministrative su 10 controlli è invece la fotografia dell’illegalità ambientale in Umbria, mentre in Toscana, emerge che la presenza dei cinghiali, aumentati a dismisura negli ultimi anni, è in realtà dovuta proprio ai cacciatori che hanno importato nella regione animali provenienti dall’Est europeo, più grandi di dimensioni e più prolifici rispetto all’esemplare maremmano. Tra i risultati ottenuti in Liguria, l’aver smascherato la cattura di uccelli selvatici con la falsa scusa dello scopo scientifico e l’aver attivato per primi un sistema telematico per l’invio della notizia di reato alla Procura della Repubblica che sarà poi esteso a tutto il territorio nazionale. Tra i problemi da affrontare in Piemonte, il caso surreale di gare motociclistiche in aree naturali autorizzate dai Sindaci (a causa della recente modifica della Legge Regionale). Dalla Lombardia ci arriva il racconto del ‘fronte caldo’ delle Valli Bresciane, interessate proprio in questi giorni dall’“Operazione Paperopoli” sulla cattura illegale di anatre; in particolare di come i cacciatori abbiano sostituito i richiami elettroacustici, vietati dalla legge e usati per far avvicinare le prede, con degli mp3, registrati sui telefoni cellulari, che riproducono il canto degli uccelli. La vera e propria ‘zona rossa’ per i cacciatori sono i valichi, snodo delle rotte migratorie dell’avifauna che si dirigono dall’Europa al bacino del Mediterraneo e in tutta l’Africa. Per questo motivo sono, allo stesso tempo, protetti dalla normativa europea e presi di mira dai cacciatori della zona che approfittano del passaggio di uccelli stremati dal lungo viaggio. Altro campanello d’allarme viene dal Centro di Recupero Animali Selvatici (CRAS) dell’Oasi WWF di Valpredina, dove ogni anno sono ricoverati circa 1500 animali con ferite da arma da fuoco, di cui decine di uccelli rapaci provenienti proprio dalla Provincia di Brescia. Infine, il viaggio lungo lo Stivale attraverso l’attivismo ambientalista targato WWF approda in Friuli Venezia Giulia, dove le guardie WWF ci segnalano il triste fenomeno del bracconaggio ‘urbano’ nelle aree verdi di città, dove le Guardie WWF hanno rinvenuto lacci per catturare uccelli, lepri e altri piccoli mammiferi, usati probabilmente da persone in gravi difficoltà economiche, per cibarsi. *** COME SI DIVENTA UNA GUARDIA WWF. Per diventare una Guardia WWF bisogna essere maggiorenni, senza precedenti penali, essere attivisti WWF almeno da un anno, partecipando alle attività delle proprie sezioni WWF regionali e locali. L’aspirante ‘vigile col Panda’ dovrà poi frequentare specifici corsi – organizzati dalle amministrazioni locali o della stessa Associazione – e, superato il relativo esame, potrà essere proposto al Coordinamento nazionale per l’avvio delle pratiche di nomina. Per segnalare violazioni o prendere contatto con il nucleo guardie della propria regione (contatti su wwf.it/vigilanza)

Roma, 20 dicembre 2012Ufficio stampa WWF Italia, 06 84497213, 265, 349 0514472, 329 8315718 calabria@wwf.it

Fonte: http://www.costajonicaweb.it/wwf-guardie-e-ladri-di-natura-cronache-dal-territorio-di-chi-difende-i-beni-comuni/


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