Ricerca svela: gli zoosadici sono violenti anche con gli umani
Maschio, un’infanzia di abusi sugli animali e un futuro
da molestatore o addirittura violentatore di donne, è il ritratto di
chi maltratta gli animali, il primo mai realizzato dopo una lunga e
complessa indagine promossa dal Corpo Forestale dello Stato con la
collaborazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del
ministero di Giustizia.
Sono quelli che vengono definiti gli zoosadici ma in realtà trattare
male gli animali è «un reato-spia di altri reati ancora più gravi che
spesso hanno persone come vittime», spiega Rossano Tozzi, soprintendente
capo del Nirda, il Nucleo speciale che si occupa dei comportamenti
illegali ai danni degli animali. E le vittime sono donne nel 56% dei
casi, minori nel 28%, anziani nel 3%, uomini nel 5%.
Dai risultati dell’indagine emerge che chi abusa è quasi
esclusivamente maschio, in 96 casi su 100. Molto alta la percentuale tra
i minorenni, sono il 27%. L’87% degli intervistati ha maltrattato,
ucciso oppure abusato, oppure assistito ad episodi di violenza sugli
animali quando era minorenne. Alcuni crescono con questo tipo di
violenza, probabilmente finendo per considerarla normale: l’età media in
cui si manifesta la crudeltà su animali è risultata essere tra i 4 e i 5
anni.
«Per questo è molto importante - ammonisce Francesca Sorcinelli,
presidente di Link-Italia, l’associazione che ha fornito le competenze
psicologiche per la ricerca - che i genitori, gli educatori, la società
capiscano che il maltrattamento di animali deve essere inibito fin da
subito con messaggi educativi ben precisi. Perché la violenza sugli
animali non è una ragazzata ma un fenomeno grave che può innescare
un’escalation».
Nel 65% dei casi coloro che subiscono violenza hanno evitato o
rallentato l’allontanamento dal partner proprio nel timore di quello che
sarebbe potuto succedere ai propri animali. Nel 16% dei casi la vittima
umana è deceduta. Il 64% degli intervistati ha maltrattato animali da
adulto, e il 48% di loro aveva già fatto lo stesso da minorenne.
L’identikit è emerso raccogliendo informazioni su 942 «Casi Link»,
casi in cui ci sia una stretta correlazione fra maltrattamento e/o
uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e
criminale. I dati sono stati raccolti nelle carceri, nei centri di
recupero dalle dipendenze patologiche, nelle comunità per minori, ed i
centri di supporto e assistenza alle vittime. «È capitato che, entrando
nelle case di chi aveva maltrattato gli animali - racconta Rossano Tozzi
- ci siamo resi conto che i bambini o le donne subivano le stesse
violenze».
Ma a questo punto il legame fra reati sugli animali e reati sulle
persone non è solo un’intuizione, spiega Francesca Sorcinelli:
«L’importanza di questo studio è molto significativa perché consente
oggi di affermare in modo scientifico che la stretta correlazione
esistente tra maltrattamento e uccisione di animali, violenze
interpersonali e lo sviluppo di ogni altro comportamento antisociale
criminale, è un fenomeno assolutamente vero in termini scientifici e non
più soltanto attribuibile a percezioni o intuizioni personali date dal
buonsenso ma oggi è un dato scientifico incontrovertibile fino a prova
scientifica contraria».
Gli zoosadici - spiega lo studio - hanno quindi forti connotazioni
psicologiche proiettive e senso di rivalsa, che si generalizzano in
seguito anche estrinsecandosi sugli altri esseri umani. Assassini,
stalker, partner violenti, esponenti della malavita organizzata e delle
gang malavitose, soggetti affetti da disturbo della condotta e
antisociale potrebbero avere in comune un comportamento violento verso
gli animali.
(Fonte: http://www.lastampa.it)
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