L’agenzia investigativa ha inserito l’abuso sugli animali nella classe di reato A e ha iniziato a inserire in un database i dati su questo tipo di reati.
Negli Stati Uniti gli animali sono un po’ più sicuri, l’Fbi ha infatti deciso, da gennaio 2016, di equiparare la violenza sugli animali a reati gravi, definiti di classe A, come omicidio, incendio doloso, aggressione e traffico di droga.
Secondo il Washington Post parte del merito di questo cambiamento epocale andrebbe a Mary Lou Randour,
psicologa e scrittrice, direttrice dei programmi per l’associazione
Psicologi per il trattamento etico degli animali e consulente per la Doris Day Foundation, associazione per la protezione degli animali, che si è battuta a lungo per questo obiettivo.
L’Fbi ha iniziato a inserire i dati relativi ai reati commessi ai danni
degli animali vengono inseriti nel database National Incident-Based
Reporting System (Nibrs)
“Ormai sappiamo che gli animali possono soffrire e
che godono di complesse vite emozionali – ha dichiarato Mary Lou
Randour. – Nella maggior parte delle società è inoltre riconosciuto che
le creature che dipendono da altri, siano esse anziani, bambini o
animali, devono essere protette”.
L’Fbi definisce la crudeltà sugli animali come “azione che
volutamente, consapevolmente, o temerariamente maltratta o uccide un
animale senza giusta causa, come la tortura, la mutilazione, la
menomazione, l’avvelenamento o l’abbandono” e ha stilato quattro categorie di crudeltà.
La negligenza, l’abuso e la tortura intenzionali, l’abuso organizzato
(come i combattimenti tra cani o galli) e l’abuso sessuale sugli
animali. Oltre a cambiare le pene sono anche cambiate le “attenzioni”
verso questo genere di reati, l’agenzia monitora infatti questi casi
utilizzando le stesse tecniche impiegate nel caso di altri reati gravi.
I dati relativi ai reati commessi ai danni degli animali vengono
inseriti nel National Incident-Based Reporting System (Nibrs), il
database usato dall’Fbi per registrare i crimini compiuti a livello
nazionale. È accertato che in numerosi casi la violenza sugli animali non è altro che una “palestra” che conduce alla violenza contro le persone.
Nel 65 per cento dei casi chi maltratta un animale commette anche violenza sulle persone
Dopo uno studio di quattro anni la polizia di Chicago ha dimostrato che
il 65 per cento delle persone arrestate per reati commessi ai danni
degli animali ha commesso abusi anche sugli esseri umani. Raccogliere
dati sui casi di abusi sugli animali può dunque aiutare l’Fbi a identificare le persone violente e i potenziali assassini.
(Fonte: http://www.lifegate.it)
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