(articolo della veterinaria Manuele Chimera pubblicato su Petsblog)
Avvelenamento da Paraquat cane e gatto – Torniamo a parlare di intossicazioni andando a vedere cause, sintomi, diagnosi e terapia dell’avvelenamento da Paraquat nel cane e gatto. Si tratta di un erbicida assai
potente e diffuso, per cui se fate uso di tali sostanze assicuratevi
che il loro deposito sia inaccessibile a cani e gatti e che residui di
sostanze non siano presenti là dove girano i vostri cani e gatti.
Inoltre fate anche attenzione ai residui (sulle piante
ci mette almeno 3 settimane prima di essere degradato): se sapete che su
un prato è stato utilizzato il Paraquat o un altro diserbante, non
portateci il cane e fate attenzione anche alle zone limitrofe.
Come dicevamo, il Paraquat è utilizzato come diserbante.
L’ingestione accidentale del prodotto o la presenza sul pelo e
successivo leccamento innescano l’avvelenamento. Il Paraquat tende ad accumularsi nei polmoni.
Se siete interessati al meccanismo d’azione, in pratica nei polmoni il
Paraquat prende un elettrone e si trasforma in radicale libero. Questi
viene ossidato, lascia l’elettrone precedentemente catturato e diventa
radicale superossido, molto instabile e da cui origina l’ossigeno singoletto
molto reattivo. Questo ossigeno singoletto interagisce con le membrane
cellulari e le distrugge, provocando grave danno ai tessuti.
L’avvelenamento da Paraquat è più comune nei cani che nei gatti e avviene soprattutto tramite ingestione del tossico. Di norma fra l’ingestione del veleno e lo sviluppo dei sintomi passano da 1 a 3 giorni. I primi sintomi sono:
- ulcere in bocca
- irritazione delle mucose
- vomito
- letargia
- disidratazione
- tachipnea
- dispnea
- rantoli
- cianosi
- edema polmonare
- danno polmonare progressivo e dose-dipendente
- fibrosi polmonare (spesso mortale)
- morte nel giro di 7 giorni
Avvelenamento da Paraquat nel cane e gatto: diagnosi e terapia
La diagnosi di avvelenamento da Paraquat nel cane e gatto
avviene tramite sospetto clinico basato sui sintomi e tramite anamnesi
(se avete usato quel veleno, ditelo al veterinario). Il rilievo del
veleno lo si può fare sulle urine, ma massimo due giorni dopo
l’esposizione, oltre tale limite non ha senso. L’unico altro modo per
fare diagnosi è post mortem tramite autopsia.
La terapia prevede l’induzione del vomito massimo entro 30-60 minuti dall’ingestione, dopo si passa alla lavanda gastrica.
Si possono somministrare adsorbenti come argilla, caolino o bentonite
(meglio in questo caso rispetto al carbone attivo) e somministrare
purganti, ma massimo entro 12 ore dall’assunzione.
Se sono passati
già più giorni fra il momento dell’avvelenamento e la visita dal
veterinario allora si può solamente attuare una terapia sintomatica,
quindi fluidoterapia senza esagerare per non peggiorare l’edema
polmonare o la dialisi, ma può peggiorare l’edema polmonare e sono pochi
i centri italiani ad avere i macchinari per la dialisi. Occhio che
all’inizio dei sintomi la somministrazione di ossigeno peggiora la
situazione perché aumenta la produzione di radicali liberi. Non esistono antidoti e la prognosi è quasi sempre infausta.
La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.
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