Erano partiti ad inizio settembre per
andare a trascorrere alcune settimane di vacanza nel Sud Italia e per
questo motivo avevano affidato il loro amato Rolly, un pastore
tedesco che da otto anni era considerato a tutti gli effetti un membro
della famiglia, alle cure di un centro cinofilo della Marca. Ma alcuni giorni dopo la loro partenza, una telefonata del centro cinofilo comunicava la triste notizia che Rolly era morto.
Da quel momento per i quattro componenti di una famiglia trevigiana,
padre, madre e due ragazzine, è iniziata una lunga battaglia giudiziaria
che, a 10 anni dal fatto, ha visto un giudice del tribunale civile di
Treviso, il dottor Andrea Valerio Cambi, riconoscere a ciascun
componente il danno affettivo per la perdita dell’animale, condannando
così il centro cinofilo a risarcire, attraverso la propria
assicurazione, una cifra di quasi quindicimila euro.
La vicenda risale al settembre 2006 quando la famiglia trevigiana (assistita nel procedimento civile dall’avvocato Benedetto Pinto),
in partenza per una vacanza di fine estate, consegna il proprio pastore
tedesco ad un centro cinofilo della provincia di Treviso. Pochi giorni
dopo, però, il centro cinofilo comunica l’improvvisa morte di Rolly per
una “torsione dello stomaco”, una patologia che attacca i cani di
media-grossa taglia.
Tre giorni dopo, la famiglia rientra nella Marca e chiede il disseppellimento della carcassa dell’animale
per sottoporlo ad una visita veterinaria che certifichi l’eventuale
causa di morte. Ma ciò avviene soltanto dieci giorni più tardi, in
presenza dei militari della Finanza, quando ormai è impossibile
effettuare un esame che possa ritenersi attendibile.
Da qui, la decisione di percorrere le vie giudiziarie. Una causa civile
che inizia formalmente nell’aprile del 2008 con il deposito dell’atto
di citazione e che si conclude nei giorni scorsi con la sentenza del
giudice Cambi che ha accolto le richieste dell’avvocato Benedetto Pinto.
Il giudice ha infatti ritenuto fondata la richiesta di risarcimento dei
danni da parte della famiglia di Rolly sottolineando come l’ordinamento
“continui a considerare anacronisticamente gli animali da compagnia alla stregua di mere res (cose)” quando in realtà si tratta “di esseri sensibili e senzienti”.
Nonostante non sia stato possibile accertare con esattezza la causa del
decesso dell’animale, a pesare sulla sentenza del giudice è stata
proprio la relazione del perito secondo il quale, a causa dell’avanzato
stato di putrefazione della carcassa, non si è potuto accertare l’esatta
causa di morte di Rolly ma con fermezza ha escluso che il decesso fosse
dipeso da una torsione dello stomaco, come aveva, invece, sostenuto il
centro cinofilo che aveva in custodia l’animale.
Il giudice ha così deciso di riconoscere il danno ritenendo provato il
legame affettivo tra i membri della famiglia e l’animale. Ad ogni
componente della famiglia è stato riconosciuto un diverso risarcimento.
Il più consistente è stato riconosciuto alla moglie del capofamiglia
(4500 euro) che avrebbe rielaborato con maggiore sofferenza il dolore
per la perdita del cane.
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