La prima grande vittoria sul fronte animalista per dare
giustizia al cane Angelo, barbaramente seviziato e ucciso a Sangineto
nel giugno 2016. Il Pubblico Ministero ha chiesto 16 mesi per gli autori
delle torture e dell’assassinio del cane.
Il 18 maggio 2017, alla presenza di una rappresentanza di diverse associazioni animaliste che si sono costituite parte civile, si è svolta, presso il Palazzo di Giustizia di Paola, la tanto attesa udienza
del processo ai quattro giovani di Sangineto che nel giugno 2016
seviziarono e uccisero barbaramente il cane Angelo e filmarono le
immagini delle atroci se torture per poi pubblicare il video in rete,
diffondendolo attraverso tutti i canali social. Per mesi le
associazioni animaliste di tutta Italia si sono battute affinché fosse
fatta giustizia per un essere innocente massacrato senza pietà.
Il cane Angelo è stato torturato, preso a bastonate, impiccato e poi finito senza il minimo senso di umanità
e, mentre veniva torturato, senza emettere un solo gemito, scodinzolava
finanche, forse speranzoso fino all’ultimo nel genere umano, che invece
ha dimostrato solo mostruosità efferata. Dopo la prima udienza del
processo, svoltasi il 27 aprile 2017, in occasione della quale gli
imputati avevano chiesto il rito abbreviato, con possibile riduzione di
pena, questa seconda sentenza ha lasciato uno spiraglio in più in
direzione della giustizia. Il PM nella sua arringa chiesto per i quattro assassini 16 mesi di carcere.
I quattro ragazzi sono accusati in concorso tra loro e
con crudeltà e senza necessità, di un medesimo disegno criminoso e di
aver torturato un cane randagio, catturandolo, impiccandolo ad un
albero, stringendogli una fune intorno al collo, colpendolo
ripetutamente e con violenza con una spranga fino a cagionare la sua
morte. Il tutto riprendendo la scena in un video successivamente
pubblicato su Facebook. Il giudice ha rigettato la richiesta di “messa alla prova ai servizi sociali”, che avrebbe potuto portare alla sospensione del procedimento, dunque il processo andrà avanti fino alla sentenza finale.
Il Pubblico Ministero ha illustrato in dettaglio le indagini svolte
dai Carabinieri e ha avuto usato parole molto “dure” per gli imputati,
sottolineando la portata del loro “gesto crudele” e
ribadendo che in nessuno in modo ci si potrebbe appellare al concetto di
“necessità”, in quanto il cane era assolutamente innocuo. Ad aggravare
la situazione degli imputati il fatto di aver filmato il tutto,
dimostrando “compiacimento” nel compiere il loro atto di crudeltà nei confronti di un essere indifeso.
Si spera che questo sia un primo passo in direzione dell’applicazione
di misure molto più severe nei confronti di chi si macchia del reato di
maltrattamento e uccisione di animali, in quanto solo attraverso delle pene esemplari sarà possibile porre un freno a simili atrocità che purtroppo ormai sono sempre più diffuse nel nostro Paese.
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