Quando un cane viene restituito, di chi è la responsabilità?

Articolo di pubblicato da Consulpes.it 



Quanto leggerete in questo articolo, non è il solito annuncio rivolto ai futuri adottanti, questa volta l’attenzione è rivolta agli “addetti ai lavori”. Per riuscire ad ottenere adozioni di successo è fondamentale seguire alcune regole, ora andremo a vedere quali:


1 – Foto del cane: non se ne può più di immagini che ritraggono cani dietro le sbarre, di foto tristi e malinconiche utilizzate per suscitare pietà! Ricordatevi che siete voi che state offrendo una meravigliosa esperienza di vita agli adottanti affidandogli il cane e le brave persone questo lo sanno e ve ne renderanno sempre merito! La ricollocazione di un soggetto è una cosa seria e come tale non può basarsi sulle sole emozioni… quindi meno manipolazioni e più serietà da parte di tutti.
Nella foto: NO alle sbarre… SI alla spontaneità!

2 – Appello d’adozione: se il cane si trova in canile, per strada, etc., ovviamente non ha una storia felice alle spalle, ma di appelli strappalacrime il Web è saturo. Volete davvero dare visibilità al peloso di turno? Distinguetevi dalla massa, un po’ di umorismo ed entusiasmo non hanno mai ammazzato nessuno. Ad esempio: attualmente abbiamo in stallo un mix Pitbull maschio, Budino (LINK), il protagonista di un precedente articolo, ineducato all’inverosimile, definirlo un “caprone ignorante” non è offensivo né verso il cane, né verso il caprone, me rende meglio l’idea di quanto il cane in questione, sia realmente male educato, anzi per niente educato e fa intendere che per lui sia necessario un adottante particolarmente attento al suo reinserimento, partendo dall’abc.

3 – Selezionare le richieste: se il cane da dare in adozione è fobico, ha senso mandarlo in una famiglia alla prima esperienza e che magari vive in città? Secondo me sarebbe da sprovveduti farlo. Se non si vuol vivere con ansia il fatto che la “sciuramaria” non si perda il cane alla prima occasione, sarebbe meglio attendere una collocazione più consona per lui e magari alla sopracitata inesperta, proporre un compagno peloso più semplice da gestire. Il cane giusto alla famiglia giusta nel giusto contesto: questa è la regola!

4 – Visita di pre-affido: partendo dal presupposto che la gente, la maggior parte delle volte, mente spudoratamente, è meglio fare del “sano terrorismo“. Hanno visto la foto di un batuffolino “puccioso”, sono carichi di entusiasmo, ma quel cosino apparentemente innocuo può fare cose che noi umani nemmeno possiamo immaginare: cacche e pipì da pulire oltre misura e taaaanti danni. Questo tipo di atteggiamento ha lo scopo di ridurre le percentuali di “resa del prodotto” (già perché in Italia se una COSA per qualcuno “funziona male”, si restituisce – il problema è che il cane non può invece recedere da una becera adozione!), brutto da leggere vero? Beh cari volontari, alcuni esseri umani confondono un oggetto inanimato con un cane… ergo, tornando dall’inizio, se l’adottante non scappa a gambe levate di fronte a una serie di scene apocalittiche prospettate, diminuiranno le probabilità che il cane venga restituito, se poi il soggetto in questione si rivela meglio di quanto descritto, tanto meglio.

5 – Obbligo di sterilizzazione: e qui è davvero difficile non farsi una risata. A chiunque sarà capitato di leggere sui vari gruppi che ingombrano il Web con frasi del tipo: il mio maschio ha bisogno di sfogarsi devo trovargli una cagnetta! Oppure, il veterinario mi ha detto che prima di sterilizzare “Fuffi” devo fargli fare almeno una cucciolata…. L’impegno alla sterilizzazione serve a preservare da tutto questo, perché se è vero che la sterilizzazione andrebbe valutata di caso in caso (la sterilizzazione non sempre è necessaria, va valutata con attenzione e tenendo conto di tutti gli aspetti e sono molti), il problema come sempre è chi gestisce la creatura, per evitare come spiegato in diversi articoli, che non crei le condizioni per le ennesime cucciolate di meticci (noi amiamo i meticci, basta che poi questi, possano fare una vita sana con persone in grado di gestirli), pertanto richiederne la sterilizzazione pensiamo sia un atto responsabile.

6 – Rimanere in contatto con la famiglia adottiva nel tempo: sembra banale, ma non lo è. Quanti appelli appaiono su Facebook, Twitter, etc., ogni giorno: “urgente, cane adottato dal sud, dopo tre mesi non lo vogliono più, altrimenti lo porteranno in canile”. Che fine ha fatto la/il volontario che ha dato il cane in adozione? Dileguato… già, perché a volte accade anche questo. Ci sono poi volontari ed associazioni serie che si sobbarcano le “patate bollenti” altrui. Chi ha dato l’OK per l’adozione DEVE assumersi le proprie responsabilità. Anche i volontari dovrebbero avere competenze cinofile: l’Ammmore non basta. Perché a volte quando torna indietro un cane, la colpa non è sempre della famiglia adottante che si è ritrovata a dover gestire una situazione per loro complessa, perché le è stato dato un cane non adatto, ma dell’affidatario che non conosce le caratteristiche di razza, la psicologia canina, il temperamento, etc. e sottovaluta le problematiche che possono scaturire in futuro. Detto questo: meno adozioni del cuore, ma più adozioni con la testa e consapevoli per tutti… perché alla fine, chi paga, come sempre sono loro! 

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