Simona Kossak, una scienziata, una zoopsicologa ma soprattutto una donna che ha dedicato la sua vita a proteggere, curare e tutelare gli animali. Forse non tutti la conoscono ma la storia di Simona merita di essere raccontata.
Nata in Polonia nel 1943, Simona che trascorso la sua vita a
proteggere le più antiche foreste d’Europa e i suoi abitanti. Non lo ha
fatto rimanendo seduta dietro a una scrivania ma per oltre 30 anni ha
vissuto nella foresta di Białowieża,
in una capanna priva di elettricità e acqua corrente, a Dziedzinka,
dove trovarono rifugio alcuni animali, fino a diventare un vero e
proprio ambulatorio veterinario.
Per anni vissero con lei il corvo Korasek e, per 17 anni, Zabka, una
femmina di cinghiale. Nella sua stanza da letto abitarono una lince, una
cicogna, un bassotto e alcuni pavoni. Una cerva scelse la sua capanna
per mettere al mondo i suoi piccoli e Simona li allattò. Anni
dopo, una volta diventati adulti la consideravano la loro mamma.
Donna di cultura, laureata in Scienze Forestali e conduttrice radiofonica, si batté per la salvaguardia delle più antiche foreste europee. Da molti era considerata una Strega, perché parlava con piante e animali. E forse sotto sotto aveva dei superpoteri. Di certo, la sua forza e il suo amore per la Natura sono qualcosa di magico, come dimostrano i numerosi racconti legati alla sua vita.
Il corvo che seminava il terrore tra gli abitanti
Una storia che fa sorridere. Korasek, il corvo che viveva insieme a
Simona, aveva la simpatica abitudine di sottrarre qualunque cosa ai
passanti: portasigarette, spazzole per capelli, forbici, trappole per
topi e blocchetti per appunti, ma anche documenti e alimenti dai sacchi
della spesa. Si aggrappava alle gambe dei pantaloni degli uomini, tirava
le gonne delle donne e puntava alle gambe.
“La gente pensava che Korasek fosse una specie di punizione per i peccati” raccontavano gli abitanti del posto.
Simona e i cervi
Per gli animali, era come una madre. Allevò due alci gemelle, che
chiamò Cola e Pepsi ma una delle storie più commoventi riguarda il
branco di cervi che visse nei pressi della sua capanna, insieme a lei.
Dopo averli aiutati a nascere, un giorno Simona vide che il branco
manifestò segni di paura mentre la donna si addentrava nella foresta.
Dopo qualche passo, si fermò colpita dai lamenti dei cervi. Questi
ultimi si sollevarono sulle gambe posteriori emettendo un forte latrato,
come a dire:
“Non andare lì, non andare lì, c'è la morte laggiù! Devo ammettere, sono rimasta senza parole, e poi finalmente sono andata. E cosa ho trovato? C'erano tracce di una lince”.I cervi la avvisarono del pericolo, proprio come avrebbero fatto con la loro madre.
“Ho attraversato il confine che divide il mondo umano da quello degli animali. Onestamente, ho rivissuto questo evento per molti giorni, e infatti oggi, quando ci penso, c'è un senso di calore attorno al mio cuore. Dimostra come si possa fare amicizia con il mondo degli animali selvatici” racconta Kossak.
Con il passare del tempo, nella casa di Simona arrivarono
spontaneamente altri animali: una cerbiatta che si avvicinava alla
finestra chiedendo lo zucchero, una cicogna nera per la quale Simona
aveva creato un nido in una cassa nella sua stanza, un bassotto e due
pavoni.
La battaglia per salvare linci e lupi
Nell'inverno del 1993, Simona iniziò a lottare per la tutela delle
linci e dei lupi di Białowieża. In un articolo per la rivista Twój Styl,
Alina Niedzielska ha raccontato che un gruppo di ricercatori del Mammal
Research Plant dell'Accademia polacca delle scienze aveva pensato di
studiare questi animali tramite un trasmettitore radio ma Simona scoprì
che i metodi per installare i trasmettori sui lupi e le linci
prevedevano violente catture, tagliole e trappole proibite dalla legge
polacca. All'interno della riserva naturale, Simona si imbatté in due
trappole metalliche, le portò con sé e si rifiutò di restituirle. Venne
accusata dagli scienziati di aver rubato l'apparato di ricerca.
Poco dopo la denuncia di Simona, vennero rimosse le trappole. Allora,
un branco di lupi si avvicinò alla sua casa, ululando. Un modo per
ringraziarla per aver salvato loro la vita.
(Fonte: www.greenme.it)
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