La stagione venatoria si sarebbe dovuta aprire la terza domenica di settembre, ma numerose regioni italiane hanno autorizzato la preapertura tra le proteste delle associazioni ambientaliste e animaliste che annunciano ricorsi. I Tar di Marche e Abruzzo hanno già bloccato le preaperture nelle rispettive regioni.
Per molte specie animali non è più tempo per stare
tranquilli.
Da ieri 1 settembre in quindici regioni italiane sono tornate a
sparare le doppiette dei cacciatori. C'è un altro piccolo dettaglio da
aggiungere: la stagione venatoria sarebbe dovuta iniziare la terza domenica di
settembre. Come mai allora è
partita in anticipo? Il motivo è presto spiegato: molte amministrazioni
regionali hanno autorizzato la preapertura, ossia l’anticipo
dell’avvio della stagione di caccia ai primi giorni di settembre, avvalendosi
della deroga prevista dalla legge nazionale n. 157/1992 sulla tutela della fauna
selvatica e le attività di caccia. Deroga, è bene precisare, che dovrebbe avvenire
in casi particolari e con il parere motivato dell'Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Ma come accade troppo spesso in
Italia, l'eccezione diventa la regola.
Le reazioni di animalisti e ambientalisti non si sono
fatte attendere. Il Wwf ha annunciato che farà ricorso contro le
decisioni prese dalle regioni e in due casi, quelli di Marche e Abruzzo, ha già avuto ragione: i
rispettivi Tribunali amministrativi hanno ritenuto prevalente l'interesse
pubblico generale alla conservazione della fauna selvatica e quindi hanno
bloccato le preaperture con un decreto cautelare urgente.
Secondo la Lipu, la Lega Italiana Protezione
Uccelli, la preapertura minaccia la sopravvivenza di
alcune specie, come la tortora
selvatica, il moriglione e la pavoncella, la cui popolazione è fortemente
in declino e chiede all'Unione Europea di aprire una procedura d'infrazione
contro l'Italia in caso di mancato rispetto delle regole. Le normative europee infatti non consentono la
caccia nel periodo di fine estate, perché gli esemplari di alcune specie
selvatiche sono considerati ancora troppo immaturi o stanno ancora nidificando.
L'Enpa (l'Ente nazionale per la
protezione degli animali), infine, parla di concessioni molto
generose ai cacciatori,
soprattutto in regioni come Piemonte, Veneto, Molise e Puglia, Emilia
Romagna, Basilicata e Campania.
Come puoi facilmente intuire, caccia anticipata
significa un numero più alto di vittime. E non solo tra gli animali. Lo scorso
anno, dal 1 settembre al 31 dicembre , l'Associazione vittime della caccia ha
contato ben 65 vittime umane – 16 morti e 49 feriti, tra cui anche due
bambini – a causa proprio delle attività di caccia.
(Fonte: ohga.it)
Commenti
Posta un commento