Non solo vive recluso in uno zoo, ma anche in completa solitudine. Proprio lui che, per natura, sarebbe portato a muoversi in branco. È la triste storia di Kaavan, da più parti soprannominato «l’elefante più solo del mondo», il cui calvario sembra però finalmente giunto al termine. Contestualmente alla chiusura dello zoo di Islamabad, infatti, già lo scorso maggio l’Alta Corte del Pakistan aveva disposto la liberazione dell’animale. Ora è arrivato anche il definitivo via libera dei veterinari. Ad annunciarlo, con un post pubblicato su Facebook, è stata l’organizzazione animalista Four Paws International. Una grande vittoria per le centinaia di migliaia di persone interessatesi negli anni alla vicenda. Tra queste anche la cantante Cher, dal 2016 in prima linea per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alle sorti dell’esemplare.
1985-2020: trentacinque anni di reclusione. Una vita, letteralmente. Nato in Sri-Lanka, Kaavan venne infatti donato dal suo Paese d’origine al governo pakistano quando aveva appena pochi mesi. Poi venne tramutato in una delle principali attrazioni dello zoo della capitale. Nel 1990 gli venne poi affiancato un esemplare femminile di nome Saheli, che tuttavia sopravvisse soltanto fino al 2012. Da allora Kaavan è rimasto completamente solo, peraltro in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie. Obesità, unghie incrinate e deformate, comportamenti ripetitivi e stereotipati: tutte dirette conseguenze dell’inadeguatezza del suo recinto, della totale assenza di manutenzione e della cattiva nutrizione a cui è stato sempre sottoposto. Per non parlare poi delle torture che ha dovuto sopportare nel corso degli anni, come interi periodi passati con le zampe immobilizzate da grosse catene. Da qui la necessità del parere degli esperti per autorizzarne lo spostamento in completa sicurezza. Probabile destinazione, un «santuario» specializzato in Cambogia (sarebbe d’altronde improponibile reinserirlo completamente in natura dopo tanti anni passati in cattività): senz’altro un enorme miglioramento per la sua qualità di vita.
A onor di cronaca Kaavan sarà solo l’ultimo degli ospiti dello zoo di Islamabad a riconquistare una seppur parziale libertà. Come accennato, infatti, la struttura è stata sbarrata già mesi fa per via delle terribili condizioni in cui versavano i suoi animali. Questo tuttavia non ha impedito al personale di commettere ulteriori atti di crudeltà. È il caso per esempio di due leoni morti durante un tentativo di trasferimento alla fine di luglio, quando, secondo quanto riporta Four Paws, «i gestori avevano appiccato un incendio nel loro recinto per costringerli a entrare nelle casse di trasporto». L’ennesimo episodio destinato ad appartenere al passato: fortunatamente è giunto il momento di voltare pagina.
(Fonte: https://www.corriere.it)
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