Stop dal Senato all’olio di palma e niente più sussidi (pubblici) al biodiesel




Olio di palma, di soia e loro derivati hanno i giorni contati. La fine dei sussidi per i biodiesel si avvicina. Dal 1 gennaio 2023 potrebbero essere esclusi dal conteggio delle energie rinnovabili e dai sussidi di mercato oggi previsti dalla legge: quasi 1 miliardo di euro all’anno pagato dalle famiglie italiane o ogni pieno di carburante e su ogni bolletta elettrica, secondo le stime di Legambiente. La decisione è stata presa martedì sera in aula al Senato. Ora la proposta dovrà essere approvata dalla Camera dei deputati. Un passo in avanti storico per l’associazione ambientalista. Il gruppo informale di senatori “stop palmoil” (Loredana De Petris, Monica Cirinnà, Paola Nugnes, Maurizio Buccarella, Sandro Ruotolo, Elena Fattori) appartenente a diversi gruppi politici, nel corso dell’ultima interruzione dei lavori, ha convinto maggioranza e governo a votare l’emendamento alla proposta di “Legge di delegazione europea” che accelera la fine degli usi energetici dei due olii alimentari (palma e soia) causa primaria di deforestazione nel mondo (Indonesia e Brasile): l’Europa, nella nuova direttiva sulle energie rinnovabili impone infatti la fine prima del 2030, ma gli stati membri possono anticiparla.

La Francia è stata la prima (dal 1 gennaio 2020), la Norvegia la seconda (2021), l’Italia – se la proposta dovesse appunto passare anche alla Camera dei deputati nelle prossime settimane – appunto nel 2023. E alla Camera dei deputati è già pronta la pattuglia “stop palmoil” con la promotrice, l’ambientalista onorevole Rossella Muroni, che dichiara: «L’approvazione dell’emendamento che esclude dal primo gennaio 2023 l’olio di palma e di soia dalle energie rinnovabili è una buona notizia per l’ambiente per il clima, gli oranghi la biodiversità del Borneo e i contadini sfruttati indonesiani. Alla Camera proveremo ad anticipare questo cambiamento a partire dal 2021».

Sui tempi la battaglia della fine dei sussidi all’olio di palma è aperta da tempo: Legambiente (e oltre 60 mila firme www.change.org/unpienodipalle) chieda da un anno di cessare i sussidi al 1 gennaio 2021,. Ed Eni si è impegnata ad eliminare l’olio di palma dal proprio biodiesel entro il 2023. Il 2023 sembra essere diventata quindi la “via italiana”, la mediazione possibile interessi di petrolieri e lobbisti indonesiano della palma e lotta alla deforestazione e alle emissioni climalteranti. Una mediazione che soddisfa solo in parte Andrea Poggio, segreteria nazionale Legambiente: «A spese dei cittadini, sovvenzioniamo ancora per altri 2 anni la combustione di olio di palma e di soia che, alla luce delle ricerche commissionate dalla stessa Commissione Europea, comporta l’emissioni di CO2 doppie o triple del gasolio fossile. Ecco perché è sbagliato usare e sovvenzionare l’uso di alimenti per produrre energia, specie se prodotti in piantagioni che hanno sostituito foreste e torbiere nel mondo». Intanto, la senatrice Loredana De Petris , presidente del gruppo Misto, è «un altro passo in avanti per salvare dalla devastazione i grandi polmoni verdi della terra». Il provvedimento si inserisce nella parte relativa ai criteri di recepimento della nuova direttiva 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili valida nei prossimi dieci anni. «Noi avevamo chiesto lo stop dei sussidi all’olio di palma nei biocarburanti e biocombustibili già dal primo gennaio del 2021, perché il continuo incremento dei consumi mondiali di olio di palma a fini energetici, ha avuto effetti devastanti in termini di deforestazioni equatoriali, di sterminio delle popolazioni indigene e degli oranghi del Borneo, peggiorando anche la situazione climatica».

(Fonte: corriere.it )


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