La gorilla Bua Noi: 32 anni in una gabbia, ora ci si batte per la sua liberazione

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Niente sole, niente erba, niente piante, niente terra. Questa è la vita di Bua Noi, la femmina di gorilla che vive da 32 anni in un box di vetro e cemento in uno zoo al settimo piano di un grande magazzino nel centro di Bangkok. Ora una petizione internazionale sta provando a salvarla

Niente sole, niente erba, niente piante, niente terra. Questa è la vita di Bua Noi, la femmina di gorilla che vive da 32 anni in un box di vetro e cemento in uno zoo al settimo piano di un grande magazzino nel centro di Bangkok.

Da sola, perché la sua ultima compagna è morta più di 10 anni fa. Trascorre la sua giornata guardando la tv (appositamente installata per farle compagnia) o ciondolando fra finti rami che dovrebbero ricordarle una libertà mai vissuta. Bua Noi, infatti, fu catturata ad un anno di vita e trasferita in questo micro zoo nel centro di una megalopoli della capitale thailandese, con lo scopo di far divertire con la sua presenza le persone che facevano shopping.

Da lì, dalla sua gabbia che la isola dal mondo, Bua Noi non è mai uscita. Il proprietario dello zoo, Kanit Sermsirimongkol, sostiene è «proprietà della Thailandia» e che se fosse liberata in qualsiasi luogo, anche in un santuario protetto, morirebbe perché la sua condizione di eterna prigioniera ha totalmente azzerato le sue difese immunitarie.

Ma la storia di Bua Noi potrebbe avere una svolta. Dopo anni in cui le associazioni animaliste si battono inutilmente per la chiusura di questa mostra vivente di animali selvatici, a scendere in campo questa volta è Cher. L’artista americana, ormai riconosciuta a livello internazionale come un’autorità leader in materia di benessere degli animali, questioni umanitarie, diritti delle donne e questioni LBGT, è reduce della battaglia per la liberazione di Kaavan, l’elefante liberato dallo zoo di Islamabad e trasferito in una santuario cambogiano. Anche questa volta Cher, sempre assieme alla sua associazione Free the Wild, fondata con Mark Cowne e a Gina Nelthorpe-Cowne, non si è tirata indietro. Ed è pronta a combattere una nuova battaglia che si prospetta lunga e complicata.

Già quasi 130 mila persone hanno firmato la petizione per la liberazione di Bua Noi e per il suo trasferimento in una struttura adeguata a lei e alle sue esigenze. Cher in una serie di tweet si è rivolta direttamente agli abitanti di Bangkok affinché la affianchino nella sua protesta: «So che capirete. Aiutatemi a fermare la tortura di animali innocenti. È un peccato, per favore aiutatemi a portare pace a questi animali. Liberali dallo zoo di Pata… Centro commerciale; ha scritto l’attrice. A Free the Wild, che punta a trasferire Bua Noi in un Santuario in Africa, si sono affiancati freegorilla.org, un gruppo di pressione istituito per sensibilizzare la causa e la Fondazione Aspinell, che si è dichiarata a disposizione per supportare, anche economicamente, il trasferimento in Congo dove è attiva già da molti anni e dove, negli ultimi decenni, è riuscita a trasferire in santuari accoglienti 8 rinoceronti neri, 135 primati, 11 bisonti europei e oltre 70 gorilla di pianura occidentale.

Nel frattempo Bua Noi languisce dietro i vetri. Accanto a lei solo oranghi, uccelli, languri, fenicotteri e pecore, ma nessun esemplare della sua specie con cui condividere una solitudine che macchia i suoi occhi sempre tristi. L’unico diversivo, quasi una beffa, è la pulizia del suo box che avviene, regolarmente, due volte al giorno in occasione dei pasti. Bua Noi lo sa. Lo ha imparato da tempo. Il 98% di DNA che condivide con l’uomo le permette di elaborare pensieri e di stabilire legami affettivi solidi e duraturi. Le permette anche di conoscere l’attesa e la gioia che prova ogni volta che qualcuno le porta quei quasi tre chili di di banane, arance, guava, mais bollito, uva rossa, mele e latte. Forse, per ora, è meglio che non sappia cosa è il sole e cosa è l’erba. Perché, per quello stesso DNA morirebbe di crepacuore.

(Fonte:  www.vanityfair.it)

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