In Italia ci sono oltre 500mila cani randagi, un costo per tutti: servono più adozioni. Eppure il mercato nero dei cuccioli di razza vale 300 milioni di euro


Si ritiene che, a livello globale, il numero dei cani sia di circa 900 milioni e, secondo stime dell'Oms, 200 milioni di essi sarebbero randagi. I dati del 2020 sul randagismo in Italia, condivisi dal ministero della Salute, registrano 76.192 ingressi in canili sanitari, 42.665 in canili rifugio e 42.360 adozioni di cani randagi. Ma il numero di quelli fuori dalle strutture sarebbe estremamente più alto: il dato del 2019 parlava di 500-700mila cani randagi. Un fenomeno diffuso soprattutto in alcune regioni, dove prosperano colonie di animali vaganti e dove gli abbandoni di animali domestici si intensificano nel periodo estivo o in concomitanza con l'apertura della stagione di caccia. La sensibilizzazione contro l'abbandono dei cani e la promozione dell'adozione di animali senza famiglia sono i principali obiettivi della Giornata Mondiale del Cane che si celebra il 26 agosto e nata nel 2004 per celebrare e dedicare attenzione all'animale da compagnia per eccellenza.

Un costo che pagano tutti gli italiani
Un fenomeno, quello del randagismo, che non dovrebbe solo interessare chi ama gli animali visto che è un costo che ricade sulle tasche di tutti gli italiani: «Ogni cane ospitato nei canili ha un costo di circa 7mila euro all’anno, solo nel 2020 ci sono stati circa 120mila nuovi ingressi per un costo totale stimato di 840 milioni di euro – scrive su Facebook il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi – . In Italia si stimano circa 500-700mila cani randagi, se tutti fossero ospitati nelle strutture dedicate avremmo un costo per gli enti pubblici tra i 3,5 e i 5 miliardi di euro all’anno. Per questo è urgente trovare una soluzione. Nella passata legislatura avevo presentato una proposta per tassare i cani che non vengono sterilizzati, in modo da ridurre il numero di nuovi nati che poi, in gran parte, finiscono inevitabilmente a ingrossare le file del randagismo, soprattutto al Sud. Era, appunto, una proposta, ce ne sono delle altre. Di certo non possiamo permetterci di lasciare le cose come stanno, con il rischio che intorno all’accoglienza dei randagi si crei un business malato, a spese pubbliche, sulla pelle dei cani stessi, costretti per mesi e mesi, se non addirittura per tutta la loro vita, in una condizione di vera e propria tortura».

Il mercato nero dei cuccioli vale 300 milioni di euro
Fra allevamenti clandestini in Italia e traffici illegali dall'estero il mercato nero di cani e gatti di razza alimenta in Italia un business criminale che coinvolge oltre 400mila cuccioli per un giro d'affari da 300 milioni di euro all'anno. E' quanto emerge dall'analisi della Coldiretti su dati Osservatorio Agromafie in occasione della Giornata mondiale del cane 2021 che il 26 agosto celebra uno dei migliori amici dell'uomo spesso però vittima di abusi, abbandoni e criminalità. Il traffico illecito di animali da compagnia - spiega Coldiretti - è uno dei fenomeni malavitosi a maggior impatto sociale visto che una casa italiana su tre (32%) ospita almeno uno o più animali da compagnia che spesso diventano veri e propri componenti del nucleo familiare come dimostrano i 6,3 milioni di italiani che quest'estate - evidenzia Coldiretti - hanno scelto di partire in vacanza con il proprio animale. Tra quanti hanno in casa un animale - continua Coldiretti - il 20,7% lo ha ricevuto in dono, il 19,3% lo ha preso da una struttura di ricovero, il 17,1% lo ha raccolto dalla strada, il 13% lo ha trovato in un allevamento, il 12,3% lo ha comprato in un negozio, l'11,4% lo ha comprato da conoscenti o privati, il 5,7% ha tenuto il cucciolo di un animale che possedeva già e lo 0,5% lo ha acquistato sul web, secondo Eurispes.

C'è poi il lato oscuro del mercato nero - sottolinea Coldiretti - con i cuccioli importati illegalmente dall'estero che, venduti a prezzi che oscillano tra i 60 ed i 1.200 euro, hanno di solito appena poche settimane di vita, non hanno neppure finito il periodo di svezzamento e ovviamente non sono registrati con il microchip d'identificazione richiesto dalla legge. Questi esemplari, assai spesso imbottiti di farmaci per farli apparire in buona salute, - continua Coldiretti - vengono introdotti nel territorio nazionale accompagnati da una documentazione contraffatta che ne attesta la falsa origine italiana e riporta trattamenti vaccinali e profilassi mai eseguiti. Gli animali sono il più delle volte trasportati nascosti e pressati dentro contenitori, doppi fondi ed altri ambienti chiusi, stipati in furgoni e camion che percorrono lunghi tragitti. Quello dei cuccioli clandestini - sottolinea la Coldiretti - è un commercio che talvolta si realizza anche con la complicità di alcuni allevatori e negozianti italiani che "riciclano" nel mercato legale animali di provenienza illegale. Il traffico di animali da compagnia costituisce un danno per tutte le parti coinvolte, ad eccezione di chi lo gestisce. Ad esserne colpiti sono, oltre che gli allevatori ed i rivenditori onesti, in primo luogo gli animali stessi, vittime quasi sempre di maltrattamenti ed abusi. E se un cucciolo di razza offerto dal mercato illegale arriva a costare anche solo un ventesimo di quanto si spende nella filiera legale dell'allevamento, si tratta tuttavia solo di un "risparmio apparente" perché - conclude Coldiretti - l'acquisto di cuccioli di razza attraverso circuiti non legali si traduce sovente in una spesa maggiore a lungo termine in cure mediche oppure addirittura nella morte dell'animale malato.

(Fonte: lastampa.it)

Commenti

  1. I veterinari dovrebbero essere parte attiva nel promuovere le sterilizzazioni e nel disincentivare l'acquisto di cuccioli!

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