La seconda vita dei cavalli ciechi, tornati a correre in libertà e sicurezza



Anche i cavalli ciechi possono avere una seconda vita, piena di gioia e amore, lontana dai mattatoi, dallo sfruttamento e dall'eutanasia. La dimostrazione arriva dal Catskill Animal Sanctuary di New York, dove sette destrieri hanno ritrovato la felicità.

Tutto è iniziato nel 2001 con Buddy. Da allora ce ne sono stati altri tre con lo stesso nome, l'ultimo arrivato proprio poco fa. Un nome comune per cavalli destinati a morte certa, che nei grandi spazi del santuario hanno ritrovato la libertà, a volte mai conosciuta.

Il centro fondato da Kathy Stevens è dedicato ad accogliere «esseri distrutti - mucche, capre, pecore, maiali e altre specie che la maggior parte del mondo considera cibo - che non hanno mai conosciuto un momento di gioia», per fornire loro amore, riparo e spazio per sviluppare una relazione di fiducia con gli esseri umani e altri animali.
 
«Salvare una mucca terrorizzata che è stata brutalizzata, o un cavallo, non è diverso dal salvare un cane abbandonato», racconta Kathy. Tutti i residenti del Catskill Animal Sanctuary sono speciali ma «le persone spesso non hanno l'abilità o la pazienza per aiutarli, soprattutto quando perdono la vista, e credono che l'animale non possa avere una buona qualità della vita», cosa che lei quotidianamente vuole sfatare.Kathy ha avuto la pazienza e il cuore di lavorare con il primo Buddy e offrirgli una vita che non fosse limitata dalla sua cecità. «Ha mostrato una personalità enorme che chiedeva di trascorrere sempre più tempo all'aperto. E poi un giorno mi è sembrato ovvio che volesse tornare a correre. Lo voleva disperatamente. Tutti pensano che i cavalli ciechi non possano galoppare o fare ciò che i loro cuori desiderano», ma Buddy è la dimostrazione vivente che non è così e che si può, in sicurezza.Il centro ha addestrato Buddy a muoversi comodamente nello spazio a sua disposizione, insegnandogli diversi segnali verbali. E lo stesso stanno facendo con tutti gli altri. «La prima volta che l'ho visto galoppare ho pianto», racconta, spiegando come sia stato emozionante per tutti aver raggiunto quel traguardo.

I cavalli del centro «sono diventati grandi amici. Vederli insieme è assolutamente delizioso. La società volta le spalle agli animali d'allevamento, animali che sperimentano ogni nostra emozione, che sono unici come i nostri cani e gatti e che provano dolore, paura e sofferenze non diversamente da te o me. Spero che la loro storia aiuterà l'umanità a vederli per quello che sono realmente»: delle creature meravigliose.

(Fonte: lastampa.it/la-zampa)

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