Animali in vendita, i pericoli reali del commercio virtuale. “Un mondo parallelo a rischio illegalità”
Gli annunci e post visionati dalla Lega anti vivisezione in due mesi di indagine su siti dedicati, annunci online e pagine social hanno superato le 2mila unita e riguardavano un numero minimo di 5.000 animali
Animali in vendita: il commercio è virtuale ma i pericoli sono reali. È quanto denuncia la Lav, Lega Anti Vivisezione, associazione animalista italiana fondata nel 1977, che chiede al Governo un intervento forte sul tema. “Il commercio di animali trova come via privilegiata di diffusione Internet: ai siti commerciali destinati appositamente alla vendita di animali si aggiungono siti di commercio e scambi tra privati, piattaforme di annunci, pagine social a ciò destinate. Un mondo parallelo che appare svincolato dalle regole vigenti in materia di commercio di animali e che presenta molti punti di fragilità e di rischio illegalità” si legge nel dossier pubblicato l’8 aprile dalla Lav.
L’indagine della Lav
La Lega anti vivisezione, per due mesi, ha monitorato a campione alcune piattaforme di commercio online, annunci e pagine social dedite al commercio di animali, italiane o comunque attive nel nostro Paese, prestando particolare attenzione alle specie protette dalla normativa vigente. L’analisi ha interessato uccelli, mammiferi, rettili, anfibi, aracnidi, pesci, insetti e crostacei. La ricerca ha compreso animali vivi o, in alcuni casi, morti (imbalsamati) o parti di essi (ossa, pelli o pellicce) appartenenti alla fauna selvatica o esotica rientranti nell’applicazione della normativa sulla protezione della fauna selvatica, sul commercio di animali in via di estinzione (Cites), e sulla detenzione di animali pericolosi.
La documentazione autorizzativa? Solo il 38% degli annunci vi fa riferimento
I post visionati hanno superato i 2.000, riguardanti un numero minimo di 5.000 animali. Tra questi annunci ne sono stati selezionati circa 800 relativi ad animali appartenenti a fauna esotica o selvatica, di cui la metà rispondevano ai criteri di ricerca, ovvero specie in Cites, appartenenti alla fauna selvatica, per un totale di oltre 1.000 animali. Secondo l’indagine, solo il 38% degli annunci (152) relativi ad animali in Cites o protetti fa riferimento all’esistenza di documentazione comprovante la regolarità del possesso, della vendita o dell’allevamento, mentre negli altri 248 annunci, pari al 62%, non sono stati trovati accenni alla documentazione. “Ovviamente il non menzionare l’esistenza della documentazione autorizzativa non indica di per sé l’illegalità del possesso e della vendita, perché non è un requisito richiesto per la pubblicazione degli annunci – spiega il report della Lav – d’altro canto, ciò non ne attesta la regolarità e la legalità, e questo, per specie protette o particolarmente protette, rappresenta un grosso problema per la trasparenza dell’operazione”.
I dati emersi
L’allevamento
Altro aspetto: l’allevamento. Dei 400 annunci di animali sottoposti a tutela, solo 30 (il 7,5%) menzionavano che si trattava di individui allevati in cattività. “Chi vigila sulle modalità di allevamento e di tenuta di tali animali? – chiede la Lav – Solo in pochissimi casi si tratta di allevamenti ufficiali, che hanno un sito, che sono riconosciuti, ma la maggior parte è ascrivibile ad allevamenti domestici, individuali, che non riportano certificazioni, cosa che legittima preoccupazioni sulla modalità di tenuta e allevamento degli animali. Ci si chiede inoltre quali siano le modalità di trasporto, con quali mezzi, con quale professionalità vengono effettuati? Sulla base delle prime evidenze raccolte, non c’è da stare tranquilli”.
Cosa racconta la cronaca
Cosa chiede la Lav
In vista di tale scadenza, la Lav fa un appello al governo per chiedere il divieto di importazione, detenzione, utilizzo e commercio di animali appartenenti a specie selvatiche ed esotiche nonché di prodotti da essi derivati con pena della reclusione e contestuale multa per coloro che vi contravvengano o che prelevino in natura, importino, esportino, detengano o utilizzino animali di specie protette; il divieto per i detentori di animali esotici e selvatici già acquisiti di farli riprodurre, l’istituzione di un registro nazionale al quale gli animali e i detentori devono essere iscritti e l’obbligo di custodirli nel rispetto delle loro caratteristiche etologiche. La Lav chiede, inoltre, pene più efficaci contro il commercio delle specie protette.
(Fonte : luce.lanazione.it)
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