Secondo uno studio condotto da Animal Advocacy and Protection, un’associazione animalista olandese, membro di Eurogroup for Animals, sono circa 500 milioni gli animali esotici di 200 specie diverse che vivono nelle famiglie europee.
Solo in Italia, di questi esemplari ne entrano ogni anno circa 3 milioni e moltissimi di loro sfuggono alla rete dei controlli con un “non censito” che si attesta sul 140-160 per cento. Un vero Far West molto pericoloso, visto che la grande maggioranza viene allevata da amatori, senza nessun protocollo sanitario e che una quota significativa, 1 su 7, è portatrice di malattie che possono essere trasmesse all'uomo.
Ma quando un mercato ha un fatturato di circa 100 miliardi di euro l’anno in Europa e di 2 miliardi in Italia, risulta chiaro che adottare misure che lo vietino allarma chi vede mettere in pericolo il proprio giro di affari.
Il 23 aprile 2021, però, un grande passo avanti è stato fatto: è stata approvata in via definitiva la Legge n. 53 di delegazione europea che prevede il divieto di importazione, commercio, detenzione e la riproduzione di specie selvatiche autoctone o alloctone nel nostro Paese.
Non solo per ridurre i pericoli relativi all'invasione di specie aliene, alla perdita di biodiversità e alle sofferenze per questi animali rubati al loro habitat e rinchiusi in gabbia. Ma anche e soprattutto per limitare i rischi legati alla zoonosi e diffusioni di malattie.
Circa un anno fa il percorso è cominciato e l’8 maggio 2022 ci sarà la vera svolta perché il Ministero della Salute dovrà fornire i decreti attuativi che ancora mancano per definire, nel concreto e nel dettaglio, i divieti e i regolamenti veri e propri da adottare.
Non c’è bisogno di dire che, ovviamente, avvicinandosi sempre più alla data, il dibattito tra il mondo degli animalisti che vorrebbero dispositivi più rigidi possibile e il mondo dei collezionisti, commercianti o federazioni di allevatori che invece temono che divieti stringenti possano mettere fine alla realtà dell'allevamento amatoriale, è sempre più acceso.
Come ha spiegato la Lav, infatti, se il Ministero scegliesse la strada di decreti attuativi rigorosi il divieto di vendere, importare o allevare per la riproduzione sarebbe totale e comprenderebbe proprio tutti gli animali esotici, compresi i pappagalli del Sudamerica, le iguane o i serpenti dell'Asia.
Impedimento che, sicuramente, farebbe la gioia delle organizzazioni a difesa degli animali ma non certo quello della Federazione ornicoltori italiani, per esempio, con i suoi oltre 17mila associati, la quale sottolinea "l'errore" di generalizzare la definizione di animali esotici, visto che gli uccelli da loro allevati nascono «in ambienti controllati e sono tutti tracciabili».
La Lav su questo tema lascia uno spiraglio. E, infatti, pur chiedendo il divieto totale, sarebbe disponibile a proporre però una lista di poche specie, giusto una trentina, ancora commerciabili, comprendendo che vietare la vendita di specie come canarini o criceti, potrebbe risultare complicato. Qualunque sia la direzione, però, è chiaro che una regolamentazione, non sarà soltanto utile, ma decisamente indispensabile.
La lista CITES degli animali esotici
Di solito quando si parla di animali domestici vengono in mente cani e gatti. Ma questo non corrisponde sempre alla realtà perché in molti, troppi come abbiamo visto dai dati, si avventurano su animali esotici, come iguane o serpenti.
Il possesso di alcune di queste specie, però, o è vincolato da limitazioni, o è vietato. La lista delle specie animali vietate e concesse in casa si trova all’interno della Convenzione di Washington, più conosciuta come CITES. È davvero molto lunga e praticamente impossibile da riportare.
Il trattato, infatti, regola il commercio e l’esportazione di oltre 36mila specie ed è diviso in tre appendici. La prima riguarda l’elenco delle specie minacciate dall’estinzione, per le quali il commercio è assolutamente vietato.
La seconda l’elenco delle specie che si possono commerciare, seppur seguendo alcune regole, come evitare gli sfruttamenti, per regolarizzare la loro sopravvivenza. La terza l’elenco delle specie protette dai singoli Stati, i quali regolarizzano le esportazioni in altri territori.
Diciamo che, sinteticamente, forse è più semplice dire quali sono alcuni degli animali che si possono tenere in casa: la lista comprende pappagalli, gechi, tartarughe di terra, merlo indiano, porcellini d’India, camaleonti, cavia peruviana, furetto, chinchilla, iguana, drago barbuto, serpenti (tranne quelli vietati dal decreto), riccio africano, rane bombite, pesci tropicali e granchi eremiti.
Naturalmente ci sono delle regole per l’acquisto di un animale esotico e chi non le rispetta rischia una multa piuttosto salata: si può arrivare fino a 150mila euro, oltre all’arresto da sei mesi a due anni.
(Fonte: Kodami.it)
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