Irruzione nel rifugio per animali liberati: uccisi tutti i maiali rimasti

I volontari nel rifugio Cuori Liberi 

È la prima volta che succede in Italia: carabinieri e polizia organizzano un blitz all’alba per entrare con la forza in un rifugio permanente per animali liberati, "Cuori Liberi" a Sairano, una frazione di Zinasco, nel pavese. Sono stati uccisi tutti i maiali che erano sopravvissuti alla peste suina.

È la prima volta che succede in Italia: carabinieri e polizia organizzano un blitz all’alba per entrare con la forza all’interno di un rifugio permanente per animali liberati. Si tratta del Progetto Cuori Liberi a Sairano, una frazione di Zinasco, nel pavese dove, dopo 14 giorni di presidio permanente, sono arrivate una decina di camionette della polizia con agenti in assetto antisommossa. «Gli attivisti sono stati portati via di peso dalle forze dell’ordine, molti sono stati malmenati, alcuni sono stati fatti salire sulle camionette della celere e portati via senza rispettare i protocolli di sicurezza e sanificazione» comunica la portavoce della Rete dei Santuari. I maiali che erano sopravvissuti alla peste suina sono stati uccisi dai veterinari dell'Ats, senza nessuna delle loro persone intorno, e sono stati gettati in un camion, come rifiuti speciali da smaltire.

I gestori del santuario, insieme ai volontari e a diversi attivisti animalisti provenienti da tutta Italia, stavano presidiando il luogo per evitare che venisse applicata un’ordinanza di abbattimento sui maiali ospiti. All’interno del rifugio, infatti, erano stati rilevati due casi di peste suina africana (PSA).

Da quasi due anni il rischio d’infezione da PSA è presente in Italia, ma le misure di prevenzione e biosicurezza richieste agli allevamenti sembrano non essere state rispettate dagli allevatori stessi. Qualche settimana fa, proprio nella provincia pavese un allevatore e il veterinario che lo seguiva sono stati indagati per non aver denunciato un focolaio che, non gestito in tempo, ha trovato il modo di diffondere la malattia. Nella sola provincia di Pavia, dove si trova il santuario Cuori Liberi, ad oggi a pagare il prezzo di tutta questa violenza e negligenza sono stati circa 34.000 maiali in 8 focolai, a cui è stata tolta la vita in modo barbaro.

I responsabili del santuario Cuori Liberi avevano richiesto di poter gestire gli animali in cura e di poterli assistere e accompagnare all’eventuale trapasso nella loro stessa casa, circondati da chi conoscevano e assistiti da un veterinario di fiducia. Cuori Liberi aveva inviato una richiesta ufficiale di sospensione e revoca del provvedimento di abbattimento ad Ats e Regione Lombardia, che li hanno rigettati, rimandando l’ordinanza che imponeva l’abbattimento di tutti i maiali presenti: sia quelli contagiati da peste suina africana sia quelli ancora sani. 

C’è stata quindi una mobilitazione nazionale e decine di persone si sono presentate da tutta Italia a Zinasco per impedire fisicamente l’accesso al rifugio e scongiurare la strage dei maiali sopravvissuti.

Si trattava di animali portati in salvo nel rifugio dopo essere stati liberati da luoghi in cui vivevano ammassati, per essere poi macellati. 

L’irruzione avvenuta a Cuori Liberi crea un precedente gravissimo oltre a essere qualcosa di distopico poiché sono stati uccisi animali tratti in salvo proprio da luoghi di morte. Cosa impedirà dunque alle autorità di procedere con le medesime modalità anche quando queste situazioni si ripresenteranno in altri luoghi, altre circostanze e con altre specie?

«Quei dieci animali, se tenuti in vita, sarebbero stati il simbolo del riscatto del lato umano che dovrebbe guidare leggi, regolamenti, ordinanze. Invece le autorità sono entrate ignorando le richieste degli attivisti e delle associazioni per la tutela degli animali. In definitiva, di fronte a dieci animali perfettamente isolati, non destinati alla filiera alimentare, alcuni sani, altri portatori sani di Psa, si è preferito trattarli, come sempre, come oggetti, merce. Queste le dimensioni più generali di un’ecatombe dettata dall’esistenza di allevamenti, intensivi e non, di animali considerati come mera fonte di reddito» dichiarano i portavoce di Oipa, l’Organizzazione internazionale protezione animali.

«Nonostante oggi siamo stati sconfitti, continueremo a lottare per difendere i rifugi e l’idea che essi rappresentano: un’alternativa di convivenza rispetto a un sistema che uccide per profitto» hanno assicurato gli attivisti di Cuori Liberi. 

La Rete dei Rifugi e le varie associazioni animaliste richiedono da tempo una legge che riconosca e difenda i rifugi per animali in Italia.

Cos’è un rifugio animale

I santuari/rifugi animali sono luoghi di liberazione animale, dove specie diverse vengono portate in salvo dalle più disparate situazioni di sfruttamento. Questi animali vengono accolti, curati, amati e protetti da persone che diventano la loro nuova famiglia e comunità. Quando un animale viene salvato da un allevamento intensivo, o da una qualsiasi altra situazione di maltrattamento, e portato in questi luoghi, gli si fa una promessa: ‘qui sei al sicuro, qui sei libero di essere e nessuno ti potrà più fare del male’. Non sono più numeri, non sono più destinati alla produzione alimentare, sono tutti dotati di microchip per evitare che la loro carne venga destinata al consumo e tornano a essere liberi, con un nome e una vita dignitosa. 

Cos’è la PSA - Peste Suina Africana - e come la si sta ‘gestendo’?

La peste suina africana è una malattia infettiva di natura virale estremamente contagiosa che colpisce maiali e cinghiali (non l’uomo) e per la quale non sono disponibili al momento terapie specifiche. È caratterizzata da un’alta contagiosità e conseguente mortalità. Quando la malattia colpisce un esemplare, tutti gli animali a stretto contatto sono destinati a morire nell’arco di diversi giorni e in modalità diverse. Chi sopravvive viene comunque abbattuto dalle autorità ‘in via preventiva’. Perché? Per mettere in salvo la produzione di derivati animali, le attività e gli allevamenti di maiali. La Lombardia è la principale regione produttrice nazionale di carni suine e rappresenta da sola il 50% del comparto nazionale, con allevamenti concentrati tra le province di Pavia, Cremona e Mantova. L’associazione Essere Animali ha filmato con un drone l’abbattimento dei maiali in uno dei tanti allevamenti del pavese colpiti; questi esemplari sono stati stipati dentro un container riempito con la C02 e sono deceduti per asfissia.

(Fonte: terranuova.it )

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