La tratta illegale dei cuccioli dall'est Europa. "Bulldog da 100 euro rivenduti ai vip per 5000"

 
 
Solo poche settimane fa un ultimo sequestro di 77 cani. Arrivano da Ungheria e Slovacchia, spesso senza vaccini e certificati, per essere immessi in un mercato nero milionario. Il racconto del maresciallo Claudia Comelli, che al confine di Gorizia si batte per fermare il traffico illegale

 

Stipati uno sopra l'altro, nascosti nel baule o persino sotto i sedili, non tutti i cuccioli che affrontano il viaggio della morte ce la faranno. A volte sono centinaia, trasportati in scatole di cartone, altri ancora hanno falsi microchip attaccati banalmente con lo scotch e quasi mai, quei cagnolini venuti da lontano, hanno uno straccio di documento capace di raccontare da dove vengono realmente e come stanno, se sono vaccinati o meno. La tratta dei cuccioli illegali in Italia passa soprattutto da Gorizia e dal Friuli-Venezia Giulia. Uno degli ultimi grossi sequestri è avvenuto a dicembre, 77 cani rinchiusi in un'auto nascosti tra frutta e verdura. Arrivano tutti dall'Est: l'Ungheria, la Slovacchia o la Slovenia con l'unico scopo di essere rivenduti in Italia, spesso anche a personaggi famosi, a volte  acquistati anche a cinquanta volte tanto rispetto al costo originale.

 
Di questa tratta illegale, che porta al malessere animale, alla morte di cucciloli di appena due mesi, a malattie e a un mercato nero con giri milionari, si occupa da anni il maresciallo Claudia Comelli del Corpo forestale regionale del Friuli-Venezia Giulia, oggi in servizio presso la Stazione forestale di Gorizia.
 

Comelli in oltre dieci anni di pattuglie, ma anche intercettazioni, viaggi all'estero per comprendere come funziona la tratta e rischi corsi per il contagio da malattie, ha visto accadere di tutto. Numeri esatti sul traffico - sulla tratta che interessa centinaia di cuccioli all'anno, oltre settemila nell'ultimo decennio secondo la Lav - non ce ne sono, ma i fermi effettuati al confine raccontano molto di su quanto sta accadendo.
 
"Di recente abbiamo persino trovato due scimmie di due settimane rinchiuse in una borsa. In passato mi è capitato addirittura di partecipare al sequestro di un leone. Ma ora le cose sono diverse: sono quasi sempre cani, piccolissimi e di appena due mesi, ricercati per moda, venduti anche ai vip. E la sensazione è che questi traffici aumentino", spiega il maresciallo.

Il traffico di cuccioli

Da quando è entrata in vigore la legge sul traffico illecito degli animali da compagnia, quella del 2010 ottenuta sulla spinta dell'impegno della Lega antivivisezione (Lav) e che individua reati penali e civili, gli strumenti per lavorare nel tentativo di fermare la tratta sono cresciuti.

Sebbene manchino ancora profonde risorse, i forestali insieme alle varie forze dell'ordine operano ai confini del Friuli-Venezia Giulia nel tentativo di intercettare i criminali, "quasi sempre italiani" che hanno il compito di portare in Italia "ad allevamenti, negozi o privati, moltissimi animali. Cuccioli che molto spesso vengono venduti tramite internet" precisa Comelli.

Inizialmente, una decina di anni fa, quasi tutti gli animali provenienti dall'Est passavano in qualche modo dal mercato di Pecs in Ungheria. Cani e gatti. Venivano venduti piccolissimi e senza documentazione, spesso a compratori italiani che li stipavano in auto prima di ripartire. Nel tempo le cose però sono un po' cambiate: oggi oltre all'Ungheria anche criminali da Slovacchia, Romania, Moldavia e Serbia partecipano alla tratta.
 
La maggior parte dei cani proviene infatti da allevamenti illegali dell'Est. "Qui, come ci è capitato di vedere, hanno due o tre fattrici che sfornano anche una cucciolata al mese. Spesso si tratta di cani imbottiti di ormoni per far più cuccioli e più alla svelta possibile. Poi, a due mesi dalla nascita, da lì vengono strappati alle madri e inizia il loro viaggio. Un tormento".
 
Dieci anni fa quelli fermati al confine erano soprattutto furgoni, oggi li trasportano passando tra i vari confini nella zona di Gorizia e Trieste anche "su macchine piccole e che non danno nell'occhio, stipati nei bagagliai o sotto i sedili. Ma usano anche macchine a noleggio, per evitare di farsi sequestrare i mezzi". Sfruttando una regola che permette di trasportare al massimo cinque cani (di cui bisogna essere proprietari e senza essere poi ceduti, ndr), "un'altra tecnica è quella di portarne cinque alla volta e non di più per evitare problemi" precisa il maresciallo.
 
Spesso capita che vengano dotati di microchip rilasciati da veterinari ungheresi o slovacchi, "in cui senza nemmeno guardare i cani viene sostenuto che hanno quattro mesi, quando magari hanno appena otto settimane. A volte quei chip li attaccano persino con lo scotch, in modo che dopo vengano sostituiti con quelli italiani, dato che alla gente non piace comprare cani stranieri".

Molte volte solo il prezioso contributo dei veterinari italiani, grazie agli esami sull'animale, fornisce utili informazioni su età e vaccinazione dei cuccioli. Questo perché nei trasporti illegali "o i documenti mancano o sono falsi". Se poi i criminali vengono fermati, "spesso incappano in pene ridicole: noi sequestriamo cani, che vanno in canili e strutture dedicate, mentre i trafficanti invece in molti casi se la cavano con poco. Nel 2012 abbiamo sequestrato mille cani a un trafficante che era legato alla Camorra: pochi giorni dopo il fermo stava già ricominciando a trasportarli e venderli".


I costi gonfiati per le razze più richieste

Spesso i cuccioli per arrivare in Italia affrontano anche viaggi di 48 ore, con pochissime pause. La Lav stima un'alta mortalità: intorno al 50% muore tra il trasporto e dopo l'arrivo in Italia. Negli ultimi anni i cuccioli più richiesti, poi rivenduti in rete o in allevamenti illegali da Nord a Sud, sono quelli di bulldog francese, maltesi, maltipoo (incrocio maltese e barboncino) e barboncini, in generale "cani di piccola taglia" spiega Comelli che poi fa un esempio dei costi.

"Abbiamo scoperto bulldog francesi acquistati nell'Est per 100 euro e rivenduti in Italia per 3000. In alcuni casi, magari venduti a personaggi famosi e abbienti, anche a 5000 e senza pedigree o meglio, con documenti falsi". Vista la tratta incessante è particolarmente complesso calcolare il volume di affari. Qualche anno fa la Lav stimava per il decennio prima del 2022 un giro di introiti illegali intorno ai 6 milioni di euro.

Un grosso problema "sono le mode. I cuccioli vengono visti come paia di occhiali da comprare, spesso per la moda del momento. Questo non fa che accrescere le tratte illegali. Eppure bisognerebbe ragionare sul fatto che queste creature, con dolore, vengono strappate dalle madri, non vaccinate e spedite in Italia senza controlli, spesso anche con malattie. Talvolta muoiono pochi giorni dopo l'acquisto".

A tentare di sventare questo traffico restano "pochi gruppi e personale delle forze dell'ordine.  Ci muoviamo grazie a segnalazioni, ma questa materia, così come quella del benessere animale, non è molto conosciuta e sostenuta - afferma Comelli - nonostante noi operatori corriamo sempre grossi rischi".
 
Uno, per esempio, è legato alle malattie. "Alcuni cani provenienti dall'estero possono portare la rabbia, che in Italia non c'è. In un sequestro che ha riguardato 2700 pappagalli, che avevano una zoonosi, alcuni colleghi si sono ammalati e ancora oggi ne pagano le conseguenze".
 

Viste le difficoltà di smantellare i traffici illeciti che passano da Gorizia, e non solo, il marascello ricorda l'importanza "di prendere coscienza del problema, ci sono tante associazioni che lo raccontano. Mi raccomando, se non si vuole adottare e si desidera per forza un cane di razza non compratelo su internet solo perché nella foto ha gli occhioni o ci sembra carinissimo, per poi magari scoprire che non ha alcun certificato. Sempre meglio rivolgersi ad allevamenti seri, in caso, che potranno garantirvi tutta la corretta documentazione ed evitare i traffici illegali".

(Fonte: repubblica.it) 

 

 

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