Erano tenuti senza acqua e senza cibo, il rifugio sulla Flaminia, da punto di riferimento per volontari e attivisti, si è trasformato in un lager
I carabinieri e la polizia locale hanno chiuso e messo i sigilli alla “Sfattoria degli ultimi”, uno dei più noti rifugi privati di animali salvati da maltrattamenti: in realtà gli animali erano tenuti nel degrado, senza cibo e senza acqua, malati, senza cure e senza rispetto per norme igienico e sanitarie.
I sigilli sono scattati dopo alcune mirate ispezioni portate a termine nei mesi scorsi dalle forze dell’ordine anche in seguito a diverse segnalazioni di attivisti, della garante per i diritti degli animali del Comune e dell’associazione Earth che ha segnalato al ministero della salute le situazioni di degrade nella Sfattoria.
I carabinieri, insieme al personale Nipaaf e Asl Rm1, hanno trovato una situazione inquietante: nei capannoni del rifugio, che si trova in via Arcore nel quadrante di Prima Porta su un terreno della Regione occupato abusivamente da più di 5 anni, c’erano almeno 320 animali tra cui un centinaio di cinghiali affamati e rinchiusi in spazi angusti, gabbie, privi di cibo, acqua e delle più basilari condizioni igienico-sanitarie. Un cinghiale era chiuso persino in cucina.
Fra gli animali della sfattoria, adesso sotto custode giudiziario, ci sono anche un emu, gatti malati, asini. I carabinieri hanno trovato persino una carcassa di un animale morto per malattia. Adesso il Comune è stato nominato custode giudiziario per gli animali non selvatici ma il problema è che la Regione deve farsi carico dei cinghiali: pur essendo stata più volte sollecitata dalle forze dell’ordine, non ha ancora nominato un custode. È finita così nel degrado la storia di un centro che era nato come un simbolo di riscatto per animali in pericolo e a rischio maltrattamenti. Fondata anni fa dall’attivista Paola Samaritani, la Sfattoria era diventato un santuario finanziato grazie a donazioni private. Ma nel corso degli ultimi anni sono iniziati grossi problemi sulla gestione del rifugio e molti volontari hanno abbandonato la Sfattoria.
Ieri l’attivista per di diritti degli animali Enrico Rizzi si è recato sul posto per verificare le condizioni di salute degli animali e ha scoperto che nella notte qualcuno aveva rotto i sigilli. “Non è possibile che il personale che gestiva il rifugio sta ancora dentro il centro, c’è anche una discarica, i cinghiali e gli animali devono rimanere qui ma devono poter vivere dignitosamente”.
La gestione degli animali selvatici in capo alla Regione è affidata ad alcuni volontari ma è necessario che la Regione se ne faccia carico per curarli e garantire il diritto alla vita e alla salute. “Per quanto riguarda gli animali che non sono fauna selvatica, come cani, gatti, asini, maialini, e sono un centinaio, a occuparsene è Roma Capitale che in modo tempestivo ha subito trovato e comunicato il suo custode giudiziario nel direttore del dipartimento benessere animali.
Per quanto riguarda la fauna selvatica, il custode giudiziario per legge è la Regione, che però non ancora ci ha fornito un nome. In ogni caso - ha detto Patrizia Prestipino - gli animali saranno gestiti provvisoriamente da un'associazione di volontari virtuosi”
(Fonte: roma.repubblica.it )
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